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Torricelli: "Agnelli è incredibile. Nessuna vera anti-Juve, la fa da padrone da 9 anni"
27 lug 2020 19:30Calcio
© foto di Federico De Luca

L'ex difensore Moreno Torricelli, intervistato da TMW Radio nel corso della trasmissione Stadio Aperto, ha parlato ai microfoni di Francesco Benvenuti partendo dal nono Scudetto consecutivo conquistato dalla Juventus e dall'uomo più rappresentativo di questo traguardo: "Per i nove anni sicuramente Andrea Agnelli, ha fatto qualcosa di incredibile per tutti. Nove di fila è tantissima roba, così come ritrovare sempre l'entusiasmo, riuscire a trasmetterlo a entourage, squadra è calciatore".

Una vera anti-Juve, capace di fermarla, non c'è mai stata in questi nove anni. "Ci sono state ottime squadre, che hanno dato filo da torcere, e mi viene in mente la Roma di Garcia, il Napoli di Sarri... Nonostante questo, la Juve ha battuto i record e l'ha fatta da padrona. Ripetersi nella vittoria è sempre più difficile e si sa che nessuno vuole mai regalare niente, grande merito a tutti quelli che si sono alternati in questi nove anni".

Sarri ha culminato una lunga gavetta: vittoria diversa per lui? "Titoli e trofei li apprezzi da qualsiasi parte li vedi o inizi la carriera. Sarri, come me da giocatore, ha fatto una lunga gavetta, anche se essere a capo dello staff tecnico è molto più complesso, e subentrare ad un Allegri che aveva fatto benissimo lo è ancora di più. Ha centrato il risultato e sono contento per lui, nell'intervista a fine partita parlava di un sogno che durava da più di 50 anni. A giugno ha vinto l'Europa League col Chelsea, ora il campionato al primo anno di Juve: può buttarsi con serenità in un altro traguardo che può dare davvero grandissime soddisfazioni".

Nell'ultima Champions, quella del '96, lei c'era. Quest'anno sembra difficile capire come andrà. "Veramente un torneo anomalo, per quello che è capitato. Il campionato è stato il più complicato da portare a termine, rimanere fermi tre mesi e mezzo non era mai capitato nella storia del calcio. La Champions League sarà massacrante, si dovranno gestire le forze, e considerando che la squadra fin qui non si è mai praticamente allenata, in queste due settimane potranno esserci calcoli in più: speriamo la Juve possa metter dentro benzina, perché ne servirà tanta".

Che bilancio fa di Sarri al primo anno in bianconero? "Positivo. All'inizio del campionato davano per scontata la vittoria, ma vincere non è così facile. Purtroppo ha perso ai rigori la finale di Coppa Italia, ma diciamo che per il momento il bilancio rimane positivo: stiamo a vedere come va soprattutto la partita col Lione. Bisogna conquistarsi perché nessuno regala niente".

Ieri sarebbe stato il 49° compleanno di Andrea Fortunato. Un ricordo? "L'ho conosciuto che avevamo 13 anni, nel settore giovanile del Como: era il primo ragazzo che arrivava da fuori regione, pieno di sogni che li inseguiva con umiltà. Ci siamo lasciati quell'anno, e poi ritrovati da avversari in Serie A in un Genoa-Juventus, e potete immaginarvi come fu: fantastico. Dispiace che la malattia se lo sia portato via, dispiace per la famiglia: è un ragazzo che mi ha lasciato tanto dentro, e poteva scrivere pagine importanti della Juventus e della Nazionale. Nel mio cuore per lui un posticino c'è sempre".

Questo calcio sembra l'opposto di quando era protagonista lei. "Diametralmente no, sicuramente è un calcio monco, triste per la mancanza di pubblico negli stadi. Nel calcio lo spettacolo lo fanno anche i tifosi: giocare a porte chiuse è un po' triste, ma è il momento, ci stiamo sacrificando da marzo fino a oggi e speriamo che col nuovo campionato si possa tornare alla normalità".

Che effetto fa vedere il suo ex compagno in bianconero Conte sulla panchina dell'Inter? La bontà della sua stagione passa dalla vittoria in Europa League? "Non mi fa nessun effetto, è sempre stato un ottimo professionista, alla Juventus era il capitano e poi l'ha riportata alla vittoria da allenatore. Non dobbiamo però guardare a quello, ma alla persona e al professionista: per me quest'anno ha fatto bene, a prescindere dall'Europa League. Ha fatto un buonissimo campionato, e si sta giocando il secondo posto, ricostruendo una squadra che dopo aver fatto spesso fatica e invece stavolta era stata additata a lungo come la squadra da battere".

Anche Zidane, un suo altro ex compagno, è diventato un grande allenatore. Si vedeva già all'epoca? "No, non me lo immaginavo come un allenatore in campo, ma i risultati che ha portato al Real Madrid in pochissimi l'han fatti, così come la vittoria delle tre Champions League. Allenare il Real Madrid è sempre più facile, ma bisogna saper gestire e programmare: lui è uno umile ma intelligente, e grazie a questo ha portato grandissimi risultati".

Una pagina importante della sua carriera fu a Firenze. Come la vede questa Fiorentina? "Sapevamo che questo era un nuovo inizio, ha avuto tanti alti e bassi dovuti credo alla giovane età dei giocatori in rosa, e questo può capitare. Ci sono dei calciatori di grande qualità, a partire da Chiesa fino a Castrovilli, sicuramente questi hanno un avvenire glorioso. Bisognerà vedere adesso cosa faranno, se riusciranno ad impostare una squadra a lungo termine: per farlo è fondamentale tenere i giovani più forti e metter dentro gli esperti di valore come Ribery per far capire ai ragazzi cosa serve".

Nel suo ruolo chi le sta piacendo in Serie A? "Ce ne sono pochi come me, penso a Cuadrado che è stato abbassato a esterno basso e questo la dice lunga... Mi viene in mente Conti del Milan, che purtroppo ha avuto infortuni che ne hanno pregiudicato la crescita. Oggi come oggi, di italiani, mi piace molto Di Lorenzo del Napoli, un ragazzo anche lui venuto fuori dal basso e che quest'anno ha fatto un campionato di qualità e personalità, con buonissime prestazioni".

Che posto ha oggi il calcio per lei? "Sono un grande appassionato, ci ho vissuto per tanti anni e continuo a seguirlo: quando posso vado allo stadio, altrimenti quasi sempre in tv. Mi dà ancora gioia, è un bellissimo gioco e lo seguo, anche se ai margini, con attenzione".

Quale fu il suo segreto per adattarsi nella Juventus arrivando dalle realtà meno blasonate dalle quali veniva? "Di segreti non ce ne sono, sono entrato in punta di piedi, cercando di capire dinamiche e combinazioni: dalla Serie D alla Juventus c'è un mondo di mezzo. Ho avuto la fortuna di entrare in un gruppo che mi ha subito accettato e voluto bene, senza farmi pesare la differenza di categoria. La difficoltà maggiore era gestire l'attenzione, la curiosità, l'avere tanto pubblico, e in questo mi ha aiutato tantissimo Trapattoni, oltre che negli allenamenti anche nella gestione con i media all'esterno. Mi hanno davvero aiutati in tanti, poi alla fine le dinamiche di spogliatoio rimangono le stesse dall'Interregionale fino alla Serie A, il gioco rimane lo stesso. Mi sono inserito piano piano, cercando sempre di migliorarmi, e quello è alla base di tutto".

Oggi forse troppi giovani si sentono già arrivati? "No, non credo. Un giovane che entra a giocare in prima squadra e si sente già arrivato, fa pochissima strada. Chi arriva e si conferma a grandi livelli è perché ha dei fondamentali e un modo di pensare all'altezza della situazione. In un mondo così spietato nessuno regala niente, te lo devi conquistare e devi essere bravo a gestire il tutto: giochi bene una partita e sei un idolo, ne giochi male un'altra e sei una schiappa. L'equilibrio mentale è fondamentale".

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Moreno Torricelli intervistato da Francesco Benvenuti © registrazione di TMW Radio