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Serra: "Le atlete e le calciatrici non sono diventate professioniste. Adesso le Federazioni hanno meno alibi"
12 dic 2019 13:00Calcio

Katia Serra, opinionista SkySport, rappresentante sindacale delle calciatrici e membro della divisione in FIGC è intervenuta nel contenitore TMWRadioNews per parlare delle novità riguardanti lo sport femminile. 

E' giusto parlare di svolta nel movimento sportivo femminile?
"Tutto ciò che stiamo leggendo è fuorviante e sta creando false aspettative. Facciamo chiarezza: le atlete non sono diventate professioniste. E' giusto sottolinearlo. Semplicemente l'emendamento da la possibilità per 3 anni di avere contributi pagati dal governo e non dalle società, ma per il passaggio al professionismo servono le Federazioni. Oggi come oggi non è cambiato nulla, però si è tolto un grosso alibi alle Federazioni che hanno sempre detto 'Possiamo farlo, ma costa troppo'. Non c'è più l'alibi della sostenibilità economica, aver trovato le coperture economiche è un grandissimo passo in avanti". 

A proposito di fondi si parla di 11 milioni di euro da ripartire tra le varie Federazioni aderenti. Non tutto quindi sarebbe destinato al calcio...
"Ovviamente è un emendamento per lo sport femminile. Ora bisognerà vedere quali saranno le Federazioni disposte a deliberare il professionismo. Sulla carta pallavolo e calcio potrebbero essere le federazioni più pronte, strutturate e organizzate. Per le altre la vedo più complicate. Le coperture sono importanti, gli sgravi saranno totali al 100% fino a un contratto lordo di 30mila euro che corrisponde a 8mila di sgravio fiscale. Questo è giusto e corretto, perché poi se una società vuole investire più soldi pagherà lei l'eccedenza contributiva. Se non si poneva un tetto massimo si sarebbe generata una forbice che avrebbe portato a una concorrenza sleale e a una mancanza di competitività".

I fondi e gli sgravi possono essere una spinta, poi quindi ci dovranno pensare le società e le Federazioni?
"Esattamente, anche perché il professionismo non vuol dire tutelare solo le atlete ma anche il patrimonio delle società. Vuol dire che le società possono patrimonializzare dagli scambi, possono offrire contratti di lavoro per atlete di alto livello. Quindi gli sponsor saranno più incentivati ad arrivare, perché si innalza la qualità del prodotto. Da questo si genera poi una economia sempre maggiore. Un meccanismo virtuoso nell'interesse di tutti i soggetti che operano nello sport, nel mio particolare il calcio".

Quale sarà adesso il prossimo passo per le Federazioni?
"Intanto si dovrà aprire un confronto per capire le direttive che vanno cambiate per accompagnarle al professionismo. Si potrebbe iniziare subito, dal 1 luglio 2020 o dallo stesso giorno del 2021. Non è importante quando entra in vigore, ma quando verranno fatti tutti i passaggi essenziali ad esempio in Federcalcio e nella divisioni. Un sottogruppo è già al lavoro sull'argomento. Serviranno mesi di confronto e di studio sempre più specifico delle normative. Non bisogna correre, ma camminare passo dopo passo alzando sempre l'asticella".

Anche perché da questo punto di vista società, calciatrici e movimento stanno rispondendo bene
"I dati di ascolto sono sempre in aumento, le affluenze allo stadio anche e lo spettacolo in campo cresce sempre di più. Sono tutti aspetti che vanno in una direzione positiva. Serve una spinta concreta, ma siamo in Italia e il calcio è visto ancora al maschile. Succedono infatti cose spiacevoli, come nell'ultimo consiglio federale del 10 dicembre. Nell'approvazione delle licenze nazionali, che sono quegli obblighi che le società professionistiche devono rispettare, lì il progetto di sviluppo del calcio giovanile femminile è stato rallentato drasticamente con delle decisioni discutibili. A fronte di uno sport che concretamente sta crescendo, nella politica invece c'è spesso un rallentamento. E' un problema culturale che abbiamo in Italia e che la dirigenza del calcio deve capire. Serve uno scatto da questo punto di vista, altrimenti viene il sospetto che non ci si voglia impegnare e che l'arrivo delle donne del calcio non venga visto come una risorsa, ma come una minaccia per determinati poteri. Questo sarebbe deprimente". 
 

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Katia Serra, opinionista SkySport rappresentante sindacale delle calciatrici e membro della divisione in FIGC, insieme a Gianluca Viscogliosi per parlare delle novità riguardanti lo sport femminile © registrazione di TMW Radio