
A Maracanà, nel pomeriggio di TMW Radio, è intervenuto il direttore Mario Sconcerti. Ecco le sue parole:
Cosa ci ha lasciato la partita del Napoli contro il Liverpool guardando in prospettiva?
"E' stata una partita abbastanza equilibrata, ha sofferto più del previsto ma è stata una sconfitta lenta che non credo abbia fatto tanto male. Sarebbe sciocco se incidesse molto .Il Napoli è stato generoso, ha attaccato contro una squadra che voleva vincere. Il Napoli comunque porta via il risultato migliore, perché vince il proprio girone".
E l'Inter come l'ha vista?
"Il Bayern in questo momento è più forte e ha più soluzioni di gioco. Per il resto l'Inter era in una formazione con tante riserve, era metà Inter ma si è confermata. mi ha dato spesso la sensazione che potesse segnare. Andava in difficoltà dietro anche con facilità, ma sono convinto che il ko significhi poco. Resta l'aver battuto il Barcellona. L'Inter però deve crescere anche in Champions".
Napoli e Inter arrivate con un turno d'anticipo già qualificate in due gironi non semplici. E' un segnale di crescita del calcio italiano?
"Certamente è un buon segno, ma il risultato pratico è come quello degli ultimi anni, ossia una che vince il girone, due seconde e una che esce fuori. La novità grossa è la grande difficoltà delle spagnole, che non ci si aspettava in questo modo. E' stato questo il vero cambiamento. Noi abbiamo ottenuto gli stessi risultati degli ultimi anni. E' vero però che qualcosa sta cambiando nel nostro calcio. Non è più fondamentale il possesso palla per esempio, si vedono partite più verticali, si vedono meno partite con tanti scambi orizzontali. E' un sintomo di una voglia di provare schemi diversi, questo gioco si avvicina più a quello visto nella nostra storia e non può farci che bene".
Milan, dove è cresciuto di più Pioli?
"Nella fiducia in se stesso. Come calciatore è stato un grande incompiuto. Alla Juve arrivò come sostituto di Scirea e fece quel ruolo abbastanza bene senza diventare travolgente perché era intelligente, senza un grande fisico. Quando ha cominciato a fare l'allenatore ha dato subito segnali ottimi ma non si compivano, anche perché non allenava squadre complete. Questo gli ha dato sempre un dubbio se fosse un grande allenatore e se occupasse il posto di un altro. Al Milan è cresciuto. Era una squadra giovane e bisognosa d'aiuto, ha trovato l'ambiente ideale per prendere tutto in mano".
De Ketelaere, che idea si è fatto?
"Bisogna guardarli in faccia per capirli. E' un grande giocatore, ma se lo guardi mentre gioca ha uno sguardo perso nel vuoto. Si vede che è un ragazzo che si fa troppe domande prima di toccare il pallone. Non gioca spontaneamente, non sa mai cosa deve fare col pallone. Non entra mai in partita. Nel calcio però basta poco per accendere la scintilla. Per il Milan è un problema, doveva essere l'uomo in più, quello che doveva sostituire Kessiè e ti viene a mancare".