
A TMW Radio, durante Maracanà, nel nuovo appuntamento della rubrica "La Voce dell'Agente" in collaborazione con A.I.A.C.S. – Associazione Italiana Agenti Calciatori e Società è stato ospite il vicepresidente Raffaele Rigitano.
Quali sono le difficoltà concrete di fare l'agente? Viene da pensare per esempio a chi non lo è e fa comunque il mestiere:
"La qualificazione della professione di agente dal 2019 in poi è diventata tale. In Italia bisogna sottoporsi al CONI e alla FIGC, è un percorso formativo e qualificativo di una certa importanza. Spesso ci troviamo però di fronte a situazioni dove ci sono attività svolte da soggetti non abilitati, ossia non iscritti nei registri presso la FIGC e il CONI. Il problema non è soltanto per coloro che svolgono un'attività in maniera abusiva ma soprattutto per i clienti di questi 'agenti'. Una società che si affida a un soggetto non abilitato rischia di essere sanzionata. Questi soggetti vengono segnalati alla Procura Federale, si rischiano ammende e perdite di punti. Prima le regole prevedevano anche la nullità del contratto oggetto del mandato".
La nullità è uno spauracchio che potrebbe davvero incidere sul fatto di affidarsi a veri agenti:
"La sanzione in questo momento più efficace è quella che coinvolge anche i clienti. E' un esercizio abusivo della professione, è un reato penale. Il regolamento CONI e FIGC avevano previsto anche la sanzione dell'annotazione. Oggi ci troviamo di fronte a una lacuna che delega soltanto la giustizia ordinaria a un intervento e credo sia poco. Si deve intervenire in maniera più decisa".
Questo fenomeno è più diffuso in alcune zone?
"Ci limitiamo solo al nostro ambito territoriale, ma noi come associazione siamo intervenuti in alcune fattispecie con soggetti che si ergono ad autori di determinate attività quando non vi è titolo. Noi possiamo solo segnalare alla commissione agenti eventuali fattispecie. Poi spetterà a loro valutare la situazione".
L'agente lavora anche con collaboratori. Questi possono fare qualcosa? Che ruolo hanno?
"Il regolamente prevede l'obbligo per gli agenti di indicare l'elenco dei collaboratori. Se è questo può svolgere attività di carattere amministrativo o di scouting, di analyst, figure che stanno dilagando. Il collaboratore non agente non può andare a rappresentare l'agente con una società neanche in colloqui informali con una società o un calciatore. La società non può accettare di parlare con un soggetto che non sia un agente. Deve essere il club ad attenzionare certe situazioni. Creare la figura del praticante? Sarebbe interessante, ma questa figura dovrebbe essere ben disciplinata".
La collaborazione tra agenti esiste?
"Sì, in realtà ormai anche questa uova riforma della FIFA porta verso agglomerati di agenti, che collaborano tra loro. Ci sono di fatto ormai una serie di collaborazioni tra agenti ed è giusto che ci sia. La FIFA è intervenuta prevedendo la figura dell'agente collegato. C'è la possibilità quindi di legittimare certe attività, renderle palesi e controllare il percorso della negoziazione. Ci potrebbero essere situazioni però di conflitto di interessi. Se ci sono sue agenti non in società ma collegati tra loro da accordo e uno assiste un giocatore e l'altro la società che tessera il calciatore c'è da capire se in base al rapporto ci sia un conflitto di interessi".