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Porrini ricorda Maradona: "Per fortuna quel giorno dovevo marcare Carnevale"
25 nov 2020 19:48Calcio
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Sergio Porrini, ex difensore e oggi vice-allenatore dell'Albania, è intervenuto in diretta a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando con un suo personale ricordo di Maradona: "Con lui ci siamo incrociati da avversari, sono tra i fortunati che ci ha potuto giocare contro e vederlo direttamente in campo. Certo, non era il Maradona dei primi anni ma era comunque quello dell'ultimo Scudetto del Napoli. Quando lo vedevi in campo, anche se era avversario, eri felice perché potevi confrontarti col più grande di tutti i campi. Onorato di averci potuto giocare contro".

Qualche aneddoto? "Giocammo contro il suo Napoli dello Scudetto, ed ero in campo nella partita della famosa monetina di Alemao. Quando il mister ha deciso le marcature, e mi ha dato Carnevale e non Maradona, ho davvero tirato un sospiro di sollievo, per quanto forte fosse comunque Carnevale".

Qualcuno gli somiglia? "In assoluto è unico. Il solo che gli si avvicina per caratteristiche, argentino come lui, è Messi. Solo lui. Gli altri campioni non hanno le loro qualità e caratteristiche, anche Ronaldo usa altre doti. Maradona però rimane unico, perché non solo vince con il Napoli ma anche l'Argentina, trascinandola".

Due parole sull'Albania. "Le ambizioni, sin dal momento del sorteggio, erano quelle di vincere e primeggiare, perché è così che si può far crescere il movimento. Le cose poi sono state un po' complicate anche dalla situazione del Covid, e ci siamo ritrovati a giocarcela con la Bielorussia obbligati a vincere. Le emozioni lì si quadruplicano, e la vittoria è stata ancora più soddisfacente. Siamo passati in Lega B ed è importante perché sfideremo squadre forti e di blasone".

Cosa avete detto a Berisha che aveva subito gol su calcio d'inizio? "Sicuramente c'era sconforto, ma era lui il primo ad aver subito il peso dell'errore: inutile prendersela con lui, meglio incitare come se nulla fosse accaduto. Anche perché sappiamo quanto sia difficile il ruolo del portiere... Speravamo di aver visto un effetto ottico, poi invece era gol. Ma è andata bene lo stesso, abbiamo vinto: in quei momenti, poi, non puoi davvero dire nulla".

Cosa ha insegnato la sconfitta dell'Atalanta col Liverpool in vista di stasera? "Che non puoi dare troppo campo a squadre che hanno nella verticalizzazione e nella velocità i loro punti di forza. Se lasci spazi a certi giocatori diventano fenomenali ed irresistibili: il Liverpool è meglio aspettarlo e provare poi a ripartire".

C'è il rischio di abituarsi troppo bene? "Logico. Chi comincia a criticare il cammino in Champions o qualche passo falso in campionato, è perché di calcio non capisce moltissimo e non tiene conto di dove è partita l'Atalanta: tutto quello che può venire è un più. Andare a giocare ad Anfield è un onore e un orgoglio: se ci fosse un nuovo passo falso, comunque, rimane quanto hanno raggiunto negli ultimi anni. Impensabile. Chi critica e pensa che l'Atalanta debba sempre fare grandi prestazioni non ha capito molto".

Come vede Pirlo alla Juventus? "Girone di Champions migliore non poteva esserci per dargli modo di capire veramente il calcio da allenatore, una prospettiva in cui cambia tutto e conta l'esperienza, che lui però non ha. La scelta di Pirlo ovviamente rimane una scommessa: un giocatore fenomenale, ma che da allenatore va aspettato. Si comincia a vedere qualcosa delle sue idee, ma già aver passato il turno ora gli permette di lavorare meglio. Tutto sta andando a suo favore".

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Sergio Porrini ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini © registrazione di TMW Radio