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Paolillo ricorda Maradona: "Ha fatto da parafulmine per Napoli e l'Argentina"
25 nov 2020 19:25Calcio
© foto di Alberto Fornasari

Il dirigente sportivo Ernesto Paolillo si è collegato in diretta con Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando dal suo personale ricordo di Diego Armando Maradona: "Me lo ricordo quando veniva a giocare a Milano, ed ero incantato dal suo modo di giocare, dall'intelligenza unita alla capacità di fare l'impossibile con quel piede, con quel tocco delicato. Il giocatore che tutti avrebbero voluto avere, e la grande fortuna del Napoli di quegli anni".

In che posizione sta nella classifica del calcio? "Secondo me viaggia a fianco di Pelè, io li metto alla pari. Pelè aveva dalla sua anche uno strapotere fisico, mentre Maradona aveva quella fantasia e quell'inventiva in più che lo portavano assolutamente alla pari. Un po' come sono Messi e Ronaldo oggi".

Quanto ha significato per Napoli, ma anche per l'Argentina? "Ha catalizzato da parafulmine tante tensioni di quel momento. Ha distolto le problematiche di Napoli, legandole invece ai grandi successi della squadra, e anche quelle argentine con la dittatura, portando l'entusiasmo della Nazionale che guidava".

C'è un gesto che ricorda in particolare? "Una partita, un Napoli-Inter dove ogni volta che si affacciava al limite dell'area o riusciva ad entrarci, c'era davvero il panico. E anche un suo magnifico gol sotto la traversa: magari non tra i più belli della sua vita, ma c'era la sensazione di estasi di fronte a un avversario. Cosa che capita raramente".

Sorpreso dall'andamento dell'Inter nel girone di Champions? "Sono assolutamente dispiaciuto e deluso da come siano andate le cose fino a oggi in Champions, perché abbiamo buttato via tutto noi con debolezza difensiva, errori macroscopici e mancanza di concentrazione. Mi ha ricordato l'annata in cui fummo eliminati dal Liverpool, più o meno si possono paragonare delusione e incapacità della squadra di esprimere il suo valore".

Proprio 25 anni fa, Inter-Real Madrid 3-1. Oggi? "Mi viene una squadra compatta, con ognuno al posto giusto. E una grande difesa, la base per poi riuscire ad attaccare bene. Oggi sono convinto che ci sia un potenziale d'attacco notevole, ma ancora non tutti nel ruolo giusto: ci vuole la convinzione di saper fare la propria parte".

Eriksen è una grande occasione persa? "Sono d'accordo. Non è certo un bidone, ma non si è minimamente trovato in questa squadra e non è stato in grado di diventare determinante: oggi appare inutile, e di questo mi dispiaccio".

Un paragone tra Lukaku e Icardi? "Per me è una questione di carisma ed esperienza. Lukaku ha quel carisma che viene da esperienza, fisico e caratteristiche caratteriali".

L'Inter è un po' indietro rispetto a quanto si aspettava? "Penso di sì, e credo venga ammesso da tutti con molta serenità. Non avendo avuto tutti i giocatori adatti a Conte, si è dovuto fare buon viso a cattivo gioco, provando ad adeguare i calciatori o ancora meglio lui alle caratteristiche di chi aveva. Sono mancati gli equilibri e questo si è visto, ma sono anche convinto che l'esperienza di Conte sia tale che possa andare oltre. A volte però l'ho visto costretto ad adattare Kolarov stopper...".

Sarà l'ultimo anno di Conte all'Inter? "Non credo, e mi auguro anche di no. In giro non vedo tanti allenatori migliori, si tratta piuttosto di dover trovare l'equilibrio. Non dimentichiamoci che il campionato poi è solo all'inizio, e ancora non vedo nessuno primeggiare. Qualche settimana fa, per esempio, su chi lotta per lo Scudetto avrei detto Napoli, e poi invece mi hanno sorpreso l'altra sera col Milan".

Il calcio si sta preparando a doversi reinventare? "Siamo nella condizione in cui ci sono ancora tante dichiarazioni d'intenti e pochi fatti: non si è capita la gravità della situazione economica del calcio. Ancora oggi si pensa solamente al Covid, ma le problematiche sono molto più lontane, si sono solo aggravate. Mi auguro si sia lucidi da non pensare che tutto sia dovuto al Covid, e che invece si attui una grande rivoluzione su come condurre le squadre, è ora di cambiare drasticamente".

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Ernesto Paolillo intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini © registrazione di TMW Radio