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“Temevo che l’Italia non entrasse con l’atteggiamento giusto, ma pensasse “noi siamo l’Italia e facciamoci rispettare”. Certo, non credevo di uscire subito con la Macedonia”. A parlare nell’editoriale di TMW Radio è Tancredi Palmeri, editorialista di TuttoMercatoWeb.com e inviato di Sportitalia. Di seguito il podcast completo e un estratto del suo intervento. “Riassumiamo i capi d’imputazione, le attenuanti e poi il verdetto per Mancini e Gravina”.
Partiamo dal ct Mancini. Quali sono le accuse?
“Sono due: la prima è che avrebbe dovuto battere la Macedonia a prescindere da tutto. Poi l’Italia non sarebbe dovuta andare agli spareggi in un gruppo in cui c’era la Svizzera. Nonostante Mancini parli di sfortuna, è oggettivo che, se lui è il primo responsabile della vittoria agli Europei, è il primo colpevole anche del modo in cui la squadra è entrata in campo contro Svizzera e Macedonia”.
E in sua difesa cosa si può dire?
“Che ha vinto un Europeo pochi mesi fa ricevendo gli elogi di tutti, soprattutto per il modo in cui abbiamo trionfato a Wembley. Per le idee e la filosofia dell’Italia, che aveva bisogno di quel cambiamento. C’è un’altra attenuante: tutti i giocatori dopo aver vinto qualcosa calano sempre di rendimento, il problema è che - per l’anomalia del calendario - gli azzurri sono stati sottoposti a esami importanti subito dopo l’Europeo. Di solito passa almeno un anno, loro non hanno avuto il tempo”.
Il giudizio su Mancini quindi qual è?
”Per me è assolto, nonostante gli errori recenti. Lui ha già dato quello che serve adesso alla Nazionale. Se si cambia lo si fa per migliorare e l’unico con cui si può fare è Antonio Conte. Il bene dell’Italia è la permanenza di Mancini”.
Passiamo a Gravina:
”È arrivato per sostituire Tavecchio e non è cambiato nulla nella forma e nella sostanza della Figc. Non è stato dato alcun impulso alla formazione dei giovani, non sono stati fatti centri tecnici regionali per incentivare la crescita dei talenti, come per esempio avviene in Germania. Penso alla sproporzione di giocatori che provengono dal Sud e dal Nord: questo è un problema per il Paese, ci sono posti in cui ci sono centri per emergere. Essersi preoccupato dell’aspetto finanziario del calcio e della riforme non basta. Il lavoro della federazione si configura con i risultati della Nazionale e con la crescita del movimento, il cui spessore però si è assottigliato”.
Il giudizio?
“L’imputato è colpevole. È vero che c’è stata la pandemia ma lui nel 2020 c’era già da due anni: non ha mai dato la spinta per coltivare talento giocatori alla base”.
