
9° giornata di Serie A, i Top e Flop & commento di Roma-Lecce.
di Alessandro Sticozzi
La Roma batte il Lecce di misura, pur avendo giocato 78’ con l’uomo in più per la severa espulsione del capitano salentino Hjulmand.
Grazie a Smalling (secondo miglior marcatore romanista) e a un rigore di Dybala i giallorossi scavalcano momentaneamente la Lazio al quinto posto e tornano al successo tra le mura amiche dopo le cadute con Atalanta e Real Betis.
SUPERSTITI - Subito un brivido quando al 5’ Zalewski si accascia, facendo temere un nuovo caso sugli esterni. Con Karsdorp e Celik lungamente fuori, Mou rispolvera un Vina poi accantonato all’intervallo e ha solo il polacco e Spinazzola come eligibili tra i simil-titolari.
Il “caduto” di giornata è Paulo Dybala, vero trascinatore in zona gol in questo inizio di stagione. Il penalty trasformato al 3’ della ripresa costa caro alla Joya, che sente pizzicare forte all’altezza (forse, ndr) del bicipite femorale. I primi responsi, in attesa di analisi più approfondite, parlano addirittura di Qatar a rischio per l’argentino.
QUANDO I 9 LATITANO - La buona vena realizzativa di Paulo ha adombrato, solo in parte, il grosso problema che la Roma ha con le sue punte centrali. Mourinho ha schierato Belotti dal 1’, provando a dare una scossa (e ossigeno) ad un Abraham parso voglioso ma ancora una volta impreciso ed arruffone sottoporta. Risultato? Anche il Gallo si è "abrahamizzato".
La Roma dello scorso anno aveva come tallone d’Achille quello della poca prolificità soprattutto in casa, dove con 1.2 gol di media a partita lo score era più da zona cuscinetto sopra la retrocessione che non da lotta Champions.
Lo Special One potrebbe essere tentato, con Dybala ai box e Zaniolo vittima dei suoi storici difetti, di optare per il doppio centravanti dal 1’ molto presto.
GEORGINIO, MI MANCHI - Mourinho in sala stampa ha risposto a una sola domanda, trincerandosi dietro la (comprovata) scusa delle assenze. Non un alibi, ma una statistica presa di posizione: la Roma perde un pezzo a partita e con la latitanza di Wijnaldum da inizio anno ha dovuto appiattire le proprie caratteristiche in mediana.
“Abbiamo giocatori troppo simili, lui doveva essere quello che cambiava il ritmo”. Queste le parole del tecnico portoghese, che spera di riaverlo nel 2023, col sogno che non sia troppo tardi per gli obiettivi stagionali, quarto posto su tutti.
TOP - Smalling. Il centrale inglese, dopo aver preso i 3 punti a Milano, indirizza una sfida non semplice con la specialità della casa. La Roma ha già segnato 5 gol su situazioni da fermo, ricalcando il focus della passata stagione, che aveva visto i giallorossi secondi solo all’Inter in punti guadagnati su questo particolare fondamentale. Smalling annulla Ceesay come aveva fatto con Lautaro, alzando il target della prestazione anche dei colleghi Ibanez e Mancini, che non tremano nemmeno dopo esser stati ammoniti grazie alle spalle ampiamente coperte dall’ex Manchester.
FLOP - Zaniolo. Esce per un colpo che “gli impedisce di veder bene”. Il 22 della Roma fallisce una buona chance nel primo tempo e a tratti pare oggetto estraneo a una manovra che anziché “esplodere” dalle sue parti, spesso finisce per ristagnare su un lungo e vano possesso individuale, fatto di sbuffate, spallate e poco più.
Il ragazzo ha mezzi straordinari all’interno di un calciatore ordinario: se Mou saprà far germogliare il sacro loto all’interno di un stagno quantomai farraginoso, la Roma cambierà dimensione. Non è questo ad ora il caso.