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Landi: "Thailandia, Malesia e Corea mercati emergenti. In Africa grandi giocatori ma manca l'organizzazione"
17 gen 2020 19:07Calcio
© foto di Gabriele Di Tusa/TuttoPalermo.net

L'ex calciatore e tecnico Roberto Landi è intervenuto a TMW Radio, durante Stadio Aperto, per parlare della sua storia.

Sulla sua carriera:
"Ho cominciato da giocatore nel 79 negli Usa, poi ho fatto una serie di esperienza in Usa, Sudafrica, poi l'U21 della Georgia e sono arrivato a quest'anno in Zimbabwe. Da giocatore sono nato in una generazione in cui uno esuberante come me era visto come il fumo negli occhi. Come allenatore sono partito con l'U21 della Georgia perché ho ricevuto la proposta, ho fatto tutta la trafila dei patentini e anno dopo anno ricevevo proposte interessati e ho continuato così. Nessuno in Italia ha apprezzato le esperienze all'estero. L'esperienza che uno maturato all'estero, soprattutto in Paesi africani, è fondamentale nel calcio. Poi ci chiediamo perché certi giocatori non rendono. Invece ne conosci abitudini e modo di pensare e capisci. Oggi la seduta di allenamento è importante ma una parte della gestione della squadra".

Sull'esperienza che vuole ancora fare:
"Ci sono dei mercati emergenti che stanno sviluppando un calcio come Thailandia, Malesia e Corea, dove ci sono investimenti, società solide. Sono il futuro e saranno da prendere in considerazione. Mi piacerebbe anche di sviluppare quello che ho imparato all'estero anche in Italia. Con il lavoro e con professionalità si ottengono risultati. Oggi avendo delle rose articolate, la mia esperienza potrebbe essere di grande supporto".

Sull'esperienza in Qatar:
"Se uno non vive e non lavora in quei Paesi, non capisce la situazione. Il Qatar naturalizzava un sacco di giocatori quando c'ero io, nonostante i richiami della Fifa. Ecco spiegato l'exploit della Coppa d'Asia. Per i Mondiali del 2022 è un discorso prettamente economico, non ha niente da imparare da nessuno, ha una forza economica importante. Il clima però è invivibile, si è sempre al limite dei 30 gradi anche in inverno". 

Sulle squadre africane:
"Il materiale umano è straordinario. In qualsiasi ruolo sono straordinari. Il loro problema è che il 90% a livello organizzativo e gestionale non sono pronti. Si deve entrare e a fare un certo tipo di lavoro, senza stravolgere le loro abitudini. I risultati così sono buoni. In Liberia abbiamo ottenuto buoni risultati, cercando di razionalizzare il lavoro e applicandolo. Molti hanno anche problemi legati alle tribù di appartenenza. E' a monte che c'era il problema. Parlando con Milutinovic, allenatore della Nigeria, mi diceva in tempi non sospetti che quella Nigeria era imbattibile, ma all'interno c'erano delle spaccature, innanzitutto a livello dirigenziale. Poi tanti gruppi. E poi la magia nera conta purtroppo. Devi convincerli che ci sono anche altri modi per poter preparare una partita. Ci vorranno anni prima che siano competitivi con i grandi Paesi. Se non escono presto e arrivano in Europa, si perdono".

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