
Di Lucio Marinucci
Alla Scala del Calcio è tempo di scrivere la storia, con il terzo derby nella storia in Champions, il secondo in semifinale, tra Milan e Inter. Vent’anni dopo il penultimo atto della stagione 2002-03, vinto dai rossoneri, le due squadre si giocano una fetta enorme di una stagione parecchio tribolata in campionato. A Pioli manca Leao, non recuperato dal problema subito contro la Lazio, mentre Inzaghi sceglie ancora il tandem di coppa Dzeko-Lautaro e soprattutto lascia in panchina Brozovic. La gara è attesa come ostica e combattuta, ma i primi minuti regalano un avvio inaspettato. Nel giro di pochi minuti arrivano infatti due reti dell’Inter, prima con Dzeko e poi con Mkhitaryan; è la rappresentazione di un’aggressione feroce e sistematica dei nerazzurri, sgargianti in una delle migliori interpretazioni stagionali a livello di ritmo e di qualità. L’approccio della linea della mediana del diavolo non è disastroso, ma il centrocampo dell’Inter è eccezionale per la freddezza e per l’intensità nel vincere ogni duello. Per Pioli, a complicare le cose, ci si mette anche l’infortunio di Bennacer, che lascia il campo in favore di Messias. La banda di Inzaghi a quel punto subodora le paure della preda e continua ad affondare gli artigli, sfiorando il terzo gol con il palo di Calhangoglu. Al duplice fischio gli sguardi di tutti sono quasi increduli, per un copione non preventivato, ma assolutamente meritato. In avvio di ripresa si vede un Milan un po’ più arrembante, ma oltre ad un palo di Tonali e ad una conclusione sbilenca di Messias, si vede la propulsione diminuire di minuto in minuto. L’Inter oltre ai cambi ha anche da rammaricarsi per il mancato tris, con Dzeko che si lascia ipnotizzare da Maignan. Al triplice fischio in ogni caso è uno 0-2 che racconta della superiorità a tratti dominanti degli “ospiti”, ora con le mani su Istanbul.
PAGELLE
Dzeko 7,5: Nel gol dell’1-0 c’è tutto il fantastico repertorio di qualità, fisico e intelligenza. Nel complesso aiuta con la solita maestria tecnica la manovra, ma si prende mezzo voto in meno per la mancata doppietta.
Calhanoglu 7,5: Scende in campo al posto di Brozovic, non sfigurando mai in entrambe le fasi. Domina nei tocchi in mezzo al campo e battaglia con una foga da vero gladiatore. Solo il palo gli nega la gioia del gol.
Lautaro Martinez 7: Lavora molto sotto traccia, ma il suo apporto si sente eccome, smistando una gran quantità di palloni in tandem con Dzeko e sacrifcandosi molto anche nella cattura delle seconde palle.
Barella 7: Anche lui è l’uomo della Champions, non solo con i gol eccezionali che ha fatto quest’anno, ma anche per la qualità e per l’intensità delle giocate. Ora è forse in uno dei migliori momenti di sempre.
Acerbi 7: Giusto rendere merito agli attaccanti, ma se Giroud non può mai ricevere palloni giocabili è anche per merito suo, con una marcatura immarcescibile.
Maignan 6: Assolutamente incolpevole sui gol, riesce ad evitare il tracollo con una parata super su Dzeko. Se il Milan ha ancora un minimo di speranza il merito è suo.
Giroud 4: Annullato da Acerbi, fa poco per divincolarsi dalle grinfie dell’ex biancoceleste. Negli ultimi mesi è arrivato un solo gol, in una stagione molto influenzata dal mondiale.
Brahim Diaz 4,5: Non incide sull’esterno nelle prime battute sull’esterno, nè tantomeno in mezzo al campo. Soffre la pressione fisica dei difensori e centrocampisti nerazzurri.
Calabria 4: Sbaglia malamente la marcatura su Dzeko, concentrandosi solo sull’uomo e non sul pallone, per il resto passa una vita a rincorrere Dimarco, ch imperversa impunito di fronte ai suoi occhi.
Manzano 6,5 (arbitro): Lascia correre in maniera autorevole ma ragionata, lanciando ancora segnali all’interpretazione buonista italiana. Revoca giustamente, aiutato dal Var, il rigore su Lautaro, mentre non viene coadiuvato in occasione del pugno di Krunic a Bastoni nella propria area di rigore; impossibile per lui vederlo. Manca all'appello un giallo su Mkhitaryan.