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Il Faraone, la Tigre e il Guerriero. Napoli è di nuovo Campione
24 mag 2025 23:11Calcio
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C’è qualcosa di mitologico in questo Scudetto. Qualcosa che va oltre il pallone, oltre la tattica. È una storia di cadute e risalite, di orgoglio ferito e rinascita. È la storia di un popolo che non smette mai di credere. E al centro, come un sole cocente, c’è lui: Aurelio De Laurentiis, “Il Faraone” come lo ha definito Stefano Impallomeni nei pomeriggi di Maracaná. Un uomo geniale, astuto, pronto a stupire e dopo un anno di delusioni, di silenzi e critiche ha fatto la scelta più coraggiosa: con un colpo di teatro ha  chiamato e conquistato  Antonio Conte, un uomo di ferro, un generale di trincea. Con lui è nata una squadra nuova, dura, affamata e potente; una squadra che non ha giocato per piacere, ma per vincere, per sopravvivere, per dominare.
È stato un Napoli diverso. Non più danza e poesia alla Spalletti, ma muscoli e battaglia. Una squadra contiana, nel cuore e nell’anima. Ogni partita una duello, ogni contrasto un ruggito. E Conte, la Tigre (così soprannominato da Impallomeni) sempre lì, a mordere, a spingere, a urlare, a crederci.

Ogni esercito ha il suo eroe e quest’anno il volto della vittoria è quello fiero e onesto di Scott McTominay. Un guerriero venuto dal nord, umile, silenzioso, devastante. Il suo gol in rovesciata, senza neanche guardare la porta, è la fotografia più bella di questo trionfo. Un colpo da numero 9 puro, un gol alla Bonisegna (come lo ha definito Enrico Fedele) per conquistare lo scudetto all'ultimo passo. Un gesto folle, istintivo, disperato, ma vincente, come tutto questo Napoli.

In tre anni, due Scudetti. Chi avrebbe mai potuto immaginarlo? Eppure eccoli qui, a scrivere un’altra pagina di storia, a incidere il loro nome sul marmo del calcio. Perché questo non è solo calcio: è destino, è carattere, è Napoli.
Un tempo vinse Maradona. Oggi De Laurentis, il Faraone che ha guidato il popolo. La tigre Conte e il guerriero McTominay lo hanno condotto in battaglia. E Napoli, ancora una volta, è sul trono della Serie A. 

 

Marco Piccari