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Il ct Rossi: "Ora il sogno Ungheria al Mondiale. Italia? Una cosa in più degli altri"
28 giu 2021 19:10Calcio
© foto di Uefa/Image Sport

Marco Rossi, ct dell'Ungheria, ha parlato in diretta a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Ci vorrà del tempo, fatica e quant'altro, ma chi merita alla fine raccoglie. A fare un riassunto del mio periodo con la nazionale ungherese ci ha pensato il presidente federale: nel calcio i numeri vanno al di là delle opinioni. I risultati parlano da soli, ma non solo quelli: conta anche come ci si arriva. In questo Europeo abbiamo fatto passi avanti, prendendoci cura di ogni singolo dettaglio, aggiungendo a quanto fatto prima. Il mestiere dell'allenatore è in continua evoluzione, ho 56 anni e ogni giorno della mia vita cerco di migliorare qualcosa. Con la nazionale stiamo crescendo, ci sono margini di miglioramento: tifosi ungheresi e addetti ai lavori sono molto contenti, il prossimo step è tentare la qualificazione al Mondiale, al momento ancora un sogno".

Cosa si prova a mettere paura alla Germania? "Sempre una bella soddisfazione... Soprattutto per un italiano! Poter mettere in difficoltà i tedeschi, almeno per me, è sempre soddisfacente vederli in difficoltà visto che spesso ci criticano in quanto siamo farfalloni e meno precisi. Magari gli manca quel pizzico di fantasia, in certi momenti storicamente ci hanno sempre sofferti. Io ovviamente rappresentavo l'Ungheria, però... E ci ho creduto, pensavo di poter fare quel mezzo miracolo".

Più rammarico per gli ultimi minuti col Portogallo o quelli con la Germania? "Nella prima partita abbiamo avuto un problema, siamo calati dall'80' in poi anche perché in mezzo al campo non avevo molti ricambi. Abbiamo preso sì tre gol, ma abbastanza strani. Il secondo è stato un rigore molto generoso, e non per trovare alibi. La partita coi tedeschi ci ha lasciato molto amaro in bocca, certo. Diciamo che l'84esimo minuto preferirei non giocarlo più! Ci siamo abbassati troppo, situazione che non amo perché so che in quella situazione ci sta un errore che ti fa subire gol. Abbassarci è stato un nostro errore, dovuto pure al fatto che fossimo corti. A metà campo ci sono venuti meno insieme i più talentuosi, su tutti Szoboszlai".

La Francia è la squadra da battere? "Possono essere sicuramente messi in difficoltà, ma per me sono i più forti. A livello individuale non hanno punti deboli e credo che sul prosieguo limeranno sempre più quei piccoli dettagli che non hanno funzionato in precedenza. Peccato la possibile semifinale con l'Italia, è una partita che avrei visto in finale".

Cosa significherebbe qualificarsi al Mondiale? "Quando ho accettato l'incarico ho dichiarato ai quattro venti che il mio obiettivo era lasciare un segno del passaggio in panchina. Non sedermi e alzarmici senza che nessuno se ne accorgesse. Se riuscissimo a qualificarci al Mondiale, anche se abbiamo Inghilterra e Polonia, e non ultima l'Albania, e se ne qualifica una sola, contiamo di recuperare qualcuno e proseguire sulle ali dell'entusiasmo. Teniamo i piedi per terra, sapendo che al momento sarebbe solo un sogno. A volte però si realizzano...".

Che ne pensa dell'Italia? "C'è una cifra tecnica mediamente molto alta, ci sono giocatori fortissimi in ogni zona del campo. Poi sono squadra, sanno cosa devono fare e si aiutano l'un l'altro. Il calcio è uno sport di squadra: se hai tanti campioni ma non lavorano così, è tutto più difficile. L'Italia sotto questo aspetto mi pare un passo avanti a tutti. Gli ingredienti per fare bene ci sono, poi negli scontri a eliminazione diretta decide l'episodio. Così com'è stato con l'Austria: se Arnautovic non fosse stato in fuorigioco, forse, staremmo parlando di un'altra storia. L'Italia è tra le più serie candidate a vincere".

Come movimento dovremmo saper guardare anche più in basso? "Di solito c'è attenzione in Italia verso il prodotto locale, le storie sono però diverse ed effettivamente spesso il destino gioca uno strano ruolo. Non vedo responsabilità specifiche, sono le cose della vita. Dipende tanto dal punto di partenza: per valutare la traiettoria di una carriera si deve tenere conto di dove si comincia. Quando si arriva ai punti importanti, poi, la difficoltà è rimanerci. Ciascuno ha il suo percorso, rispettabile: le difficoltà che hai dovuto affrontare possono dare maggior forza caratteriale rispetto ad altri".

Chi la sorpresa dell'Europeo? "Tra le squadre che abbiamo affrontato chi mi ha impressionato per dirompenza, forza fisica e velocità, oltre che tecnica, è Mbappe. Sembra davvero venire da un altro pianeta, è diverso da tutti gli altri".

Come l'ha visto Cristiano Ronaldo? "Parliamo di un grande campione, in ogni momento può fare la giocata e inventarsi un gol. Però non ha più quella continuità di rendimento e di prestazioni di qualche anno fa. Quest'anno alla Juve ha avuto un andamento un po' altalenante, anche se la differenza l'ha fatta: gol e assist parlano per lui. L'ha fatta però un po' meno rispetto agli anni precedenti. Anche in questo Europeo è stato meno continuo".

Che sensazioni provava nel finale dello spareggio con l'Islanda? "Eravamo sotto, quando abbiamo subito il primo gol loro abbiamo fatto la partita e cercato d'attaccare. Avevamo occasioni ma la palla non entrava. Dicevo prima che difendendo bassi capitano cose spiacevoli, e sono successe all'Islanda: abbiamo pareggiato dopo un rimpallo fortunato per noi. Stavamo pensando a come risistemarci per i supplementari quando Szoboszlai poi si è inventato il gol che ci ha portato all'Europeo".

Ci racconta Schafer? "Ricordo che venne in Italia appena maggiorenne, al Genoa prima e al Chievo poi. Lo conoscevo e ne parlai bene, dissi che lo seguivo, poi però purtroppo non giocò mai. Ha avuto l'idea giusta andando a giocare nel DAC, in Slovacchia. A maggio abbiamo fatto la preparazione per gli Europei e l'ho visto in condizione, sfrontato con una bella personalità e ho deciso di dargli fiducia: fortunati entrambi visto che ha fatto un ottimo Europeo".

Da chi ha ricevuto il complimento più bello o inaspettato? "Quello del presidente federale, che semplicemente mi ha chiamato dicendomi: 'Grazie di tutto, Marco'. Parliamo di uno degli uomini più in vista d'Ungheria, conosciutissimo e imprenditore di altissimo livello. Sentirmi ringraziato da lui è stato momento di grande soddisfazione".

Come avete deciso di tener fuori Szoboszlai? "L'ho sentito pure stamani, dice che si sente bene e che potrebbe cominciare la preparazione col Lipsia dall'inizio. Ora ha un nuovo preparatore che lo segue, evidentemente qualche errore dallo staff del Lipsia è stato fatto. Gli hanno fatto perdere 6 mesi, ma il fatto che gli abbiano allungato il contratto dimostra che credono in suo pronto recupero".

Si immagina una crescita immediata del campionato ungherese? "Sinceramente me lo auguro perché credo di potermi cimentare con giocatori che arrivano da campionati con tempi di gioco più elevati e migliore preparazione. Questo fa sì che migliorino in tempi più brevi, costituendo un valore aggiunto per l'Ungheria".

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Marco Rossi, ct dell’Ungheria, intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini © registrazione di TMW Radio