
E così Gareth Bale ha deciso di intonare il canto del cigno e ritirarsi. Un cigno vincente a dirla tutta.
La sensazione però è che avremmo potuto vedere molto di più del campione gallese. Paradossalmente il suo passaggio al Real Madrid lo fece diventare un simbolo delle campagne di conquista di Florentino Perez, costato 101 milioni di euro da ala/terzino e in tanti ci siamo chiesti perché non si sia fatta cifra tonda.
A Madrid il buon Gareth trovò una consacrazione spinosa. Inizio trionfale e trofei in serie. Ma se c'è una fotografia di Bale che rende l'idea del suo percorso con i blancos è quella in cui conquista due Champions completamente diverse tra loro.
Nel 2014 è ben integrato nel meccanismo e sigla il gol con cui il Real si appresta ad asfaltare per 4-1 l'Atletico Madrid che aveva accarezzato per tutta la partita il sogno del trofeo. Ancelotti lo utilizza spesso e volentieri.
Con l'avvento di Zidane qualcosa si rompe e nel 2018 segna una doppietta contro il Liverpool da subentrato conquistando una Champions da separato in casa. Gioca comunque tanto ma dà l'impressione di essere avulso dalla squadra e non particolarmente votato al progetto. Questa sensazione sarà confermata quando dopo la qualificazione all'ultimo europeo della nazionale gallese, espose uno striscione con su scritto "Galles, golf, Madrid, in questo ordine". Si era pure infortunato giocandoci, a golf. E si può solo intuire quanto questo abbia reso contento il Real che pietiva notizie sulla sua salute senza averle.
Zidane si intende di uomini forgiati a talento borderline. Lo era stato anche lui facile alle mattane. Eppure Zizou paradossalmente era riuscito a fare ragionare più Cristiano Ronaldo che il centometrista Bale, fino ad arrendersi e a chiederne la cessione.
L'impressione di Gareth è quella di un campione praticamente perfetto. Ma non dotato di quell'empatia che di pancia lo fa piacere alla platea. O forse semplicemente uno che poteva anche correre o giocare a hockey con lo stesso talento mostrato nel calcio. Un suo allenatore lo costrinse a giocare di destro per livellare il suo talento al livello medio dei compagni per non creare troppa differenza. profondamente innamorato della sua terra e delle radici, forse semplicemente uno che si è goduto la vita decidendo che il calcio ne era parte fino a un certo punto.
Di sicuro un talento che ha cantato tanto e corso altrettanto facendo ammattire i suoi dirimpettai e applaudire chi ha avuto la fortuna di vederlo sgroppare.
di Ettore Zanca