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Di Livio: "Non sono convinto sulla ripresa in Serie A, sarà un calcio a rilento"
27 mag 2020 20:00Calcio
© foto di Federico De Luca

L'ex centrocampista Angelo Di Livio, oggi allenatore, si è collegato in diretta nel corso di Stadio Aperto, su TMW Radio, iniziando da un suo ricordo dell'avventura da capitano in Serie C2 con la Fiorentina, allora Florentia Viola: "Ci siamo adeguati, e quei momenti li ricordo e li racconto. Una storia magnifica, molto romantica per Firenze e i suoi tifosi che ci seguivano in massa in ogni piccolo stadio. Veramente emozionante".

In questi mesi di lockdown il calcio italiano come si è comportato? "Ci è capitato qualcosa di incredibile ed inaspettato. Adesso riprendere diventerà difficile, sarà un mini-torneo. Secondo me si ripartirà, anche se sono un po' contrario perché secondo me non ha senso. Conosciamo però interessi ed introiti del movimento calcistico. Qualche società ora è meglio attrezzata delle altre, poi ci sono ancora contagi e morti, sopratutto in Lombardia perché lì bisogna andare e da lì i lombardi si devono spostare. Serve uno staff medico all'altezza, in grado di controllare ogni minimo particolare. Ben venga il ritorno del calcio, significherebbe che si va verso una fase quasi sicuro". L

ei sarebbe tranquillo se domani dovesse giocare? "No. Non puoi essere tranquillo e i calciatori non lo sono. Organizzi una trasferta senza avere contatti con altre persone, in campo non ti abbracci e non esulti ma alla fine il contatto fisico c'è comunque. Bisogna fare le cose per bene: noi ne siamo fuori ma chi di dovere dovrà essere veramente bravo. Più di altre volte".

Cosa cambia nel calcio post-Covid? "Ieri sera mi sono rivisto una partita di due mesi, ed era di cartello. Avete visto, andavano a due all'ora, senza pubblico quando in altri tempi c'era tutto esaurito: per me sono state poche le emozioni. Bisogna ripartire e lo si fa anche senza pubblico, ma non è calcio. Ho visto anche molti striscioni contro la ripartenza, i tifosi sono tutti contrari, e li capisco ma proviamo a superare il momento".

L'anno prossimo c'è l'Europeo. "Certo, e purtroppo dico anche: vedrai quanti infortuni ci saranno. Qualcuno, vedi Ibra, Manolas, è già sul taccuino. Purtroppo gli infortuni saranno all'ordine del giorno e ci dovranno convivere, ma in generale sarà un calcio molto a rilento".

Il clima sarà torrido. D'accordo con il giocare alle 23? "Per me è un'ottima idea e Federico (Balzaretti, ndr) ha detto una cosa giusta da ragazzo intelligente qual è. Col fresco potremmo vedere altri ritmi, penso sarà difficile, ma non la scarterei. Basta ripartire, poi le cose vengono da sole".

Sulla tutela a B, C e tutte le altre realtà piccole, come il calcio di base, che ne pensa? "Io ho un figlio che gioca a Catanzaro in Serie C. Domani ci sarà la decisione definitiva ma per loro secondo me è veramente dura. Non bisogna dimenticare le categorie inferiori, molti ragazzi rimarrebbero a casa ingiustamente".

C'è la questione Champions, come andrebbe inserita? "Si giocherà ogni tre giorni. Sarà un caos generale ma man mano uno un programma può rivederlo e rifarlo... Certo che così è dura, difficile pensare cosa aspetta i giocatori: saranno sempre in campo, senza sosta, praticamente fino alla fine del prossimo campionato. Un tour de force incredibile e chi non ha una rosa ampia ne risentirà tantissimo".

Che immagine porta dentro di questi mesi di lockdown? "Vero che sono stato a Roma ma la testa e il cuore erano in Lombardia, al grande lavoro che hanno fatto infermieri e medici, alle bare... Vogliamo superare il momento difficile, dimenticarlo sarà difficile vista la bella ferita che ci ha lasciato. Dovremo comunque rimboccarci le mani e ripartire con sacrifici, purtroppo penso a chi non ha soldi per mangiare. Bisogna dare mano ai più bisognosi, c'è da fare molto".

Il calcio ha dato una prova di maturità in questi mesi? "Sì e no. Ognuno tira l'acqua al suo mulino, c'era chi voleva tornare in campo perché la stagione era buona e al contrario chi voleva fermarsi. Si sono esposti in molti con dichiarazioni secondo i propri interessi, bisogna capire che la cosa che ci è capitata è stata davvero gravissima".

Perché non è il caso di ripartire secondo lei? "Sarà senza senso, come mangiare un piatto di pasta senza condimento. Mi dà questa sensazione".

Se ci si ferma, che fare con la classifica? "Io non assegnerei lo Scudetto, le prime quattro vanno in Champions, poi le altre in Europa e una sola retrocessa, facendo salire a quel punto solo il Benevento: merita perché ha tanti punti di vantaggio su seconda e terza. Avrei fatto così. Ma senza pugno duro, con tutti che parlano e se la comandano, diventa un casino. Chiaro che Lotito abbia i suoi interessi, visto che la Lazio ha fatto grandissime cose, così come Ferrero che vorrebbe finire e salvare la Sampdoria. Si torna sempre al discorso degli interessi".

Credere a un calcio che si auto-riforma è utopia? "Purtroppo è sempre stato il nostro grande difetto, non avere uno che dica come si deve fare, punto e basta. Non si trova mai una soluzione idonea per tutti".

Come giudica l'investimento juventino su Ronaldo? "Molto positivo, è stato un valore aggiunto da quando è arrivato. A me piace il ragazzo, la figura, il professionista: è un esempio per tutti. Non ho avuto il piacere di conoscerlo ma sentendo i compagni di squadra, ne parlano tutti in maniera incredibile. Alla Juve ancora manca qualcosa per arrivare a quella benedetta coppa (la Champions, ndr) ma Ronaldo è tassello straordinario, un esempio".

Si rivede in qualcuno? "Io ero buono per tutte le categorie, diciamo la verità. Per un po' mi sono rivisto in Florenzi, anche perché ho fatto pure io il terzino. Mi piace Lazzari della Lazio perché ha caratteristiche diverse dalle mie, forse mi rivedo più di tutti appunto in Alessandro Florenzi".

Proprio su Florenzi: il fatto di non essere specialista in nessun ruolo può limitarlo? "Per me invece è una qualità, se sai fare tanti ruoli sei un jolly straordinario, pupoi fare la fortuna di un allenatore. Quest'anno, non ce la raccontano, a Fonseca non piaceva, vedeva altri giocatori e ha dovuto cambiare maglia. Io però da ala destra di una volta che poi ha fatto l'intermedio del centrocampo a tre e il terzino da ambo le parti, uno spazio lo trovavo sempre. L'allenatore aveva un buco e mi ci metteva, a Firenze ho fatto il centrocampista centrale assieme a Cois. Io la vedo come una qualità, ripeto, per la Nazionale poi potrebbe esserci qualche problema, ma per me chi è così è super".

Quanto aggiunge Antonio Conte? "Vuole vincere sempre e comunque, è un martello pneumatico. Lui è un vincente, quest'anno prima del calo ha dato filo da torcere alla Juve. Per me, sono stra-convinto, può portare l'Inter a competere per vincere lo Scudetto. Sta facendo un bel lavoro, con base importanti, adesso deve confermarsi ma all'Inter possono essere contenti".

Qual è la riforma che serve al nostro calcio? "Ci sarebbe in questo momento la possibilità, non so dire quali siano, ma posso dire che in Serie C ci sono club importanti, seri, che hanno giocato anche in A. Lì puoi dare un occhio di riguardo, oggi si può e si deve risistemare tutto il calcio, basta avere idee giuste e precise, non solo per la Serie A ma per tutti. Dilettanti compresi, non vanno sottovalutati".

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Angelo Di Livio intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini © registrazione di TMW Radio