
L'ex centrocampista Antonio Di Gennaro, opinionista di TMW Radio, è intervenuto in diretta durante Stadio Aperto con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Sono davvero felice per l'Italia perché ho vissuto questi tre anni da vicino, se lo meritano tutti questi ragazzi. Vincere soffrendo è ancora più bello".
L'Italia può rovinare l'idillio inglese? "Io la metterei 50-50. C'è sì il discorso ambientale, ma quando arrivi in finale battendo Belgio e Spagna, puoi anche essere sfavorito ma questi ragazzi emanano davvero tanta tranquillità. Questo è il punto forte, aver creato uno spirito in grado di andare oltre fatica, sofferenza e un pizzico di fortuna. Ci prepariamo ad un ambiente caldo, ma lo siamo anche noi. Le finali non si giocano, si vincono".
Serve un centravanti? "Le critiche fanno parte della nostra cultura. Loro hanno un centravanti potente e tecnico, ma i nostri difensori contro certi calciatori hanno sempre fatto bene. A centrocampo siamo meglio noi e Immobile se riesce ad attaccare la profondità riesce a fare il suo gioco. Sono fiducioso".
L'Inghilterra ha mostrato di saper gestire la pressione? "Loro vengono già da un bel lavoro nel 2018, quando Southgate ha preparato il campo a questa competizione. Grazie ai ricambi ha una squadra veramente forte e hanno avuto una crescita esponenziale, oltre ad aver imparato a gestire tatticamente le situazioni. Southgate per primo sa come cambiare a gara in corso".
Il segreto dei due ct è stato uscire dai rispettivi stereotipi? "La Premier già da tanti anni si è snaturata, ora anche la nazionale inglese. Dietro hanno tre giocatori forti, ma qualcosa concedono, nonostante abbiano subito un gol solo: dobbiamo riuscire a verticalizzare su Immobile e gli esterni, così possiamo metterli in difficoltà e loro lo sanno. Ci temono".
Cosa ha pensato prima del rigore di Jorginho? "Ero sicuro, perché Jorginho è uno che non sbaglia mai. Mi ha ricordato Maradona, perché Diego li batteva così: piano, con un colpettino a spiazzare il portiere. Se vincessimo l'Europeo giocherebbe per il Pallone d'Oro e se lo meriterebbe, anche perché parte da Verona, posto che per me ha qualcosa di speciale".
La nazionale è più in salute del movimento nazionale? "Il messaggio l'ha dato Mancini, convocando Zaniolo quando ancora non era in prima squadra. D'altronde chi meglio di uno che ha esordito a 16 anni sa come ispirare fiducia e coraggio nei ragazzi? Mi auguro si rivalutino i settori giovanili e che le società, soprattutto quelle grandi, abbiano questo coraggio. Quello del settore giovanile è come una società dentro la società, devono curarlo e crederci fermamente, oltre che investirci. Cosa che delle volte non viene fatta. Un esempio ci arriva dalla Spagna e da un 2002 come Pedri che gioca, e lo fa già sembrando un veterano".