TMW Radio
News
D'Orsi: “La Medicina dello Sport ha confermato che giocare ogni tre giorni fa salire gli infortuni fino al 43%”
20 ott 2023 17:34Calcio
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Nella serata di TMW Radio, all’interno di “Piazza Affari”, è intervenuto il Direttore di Isokinetic Roma Giovanni Maria D’Orsi.

I risultati emersi dicono che sono diminuite le distorsioni alle caviglie, così come le lesioni dei legamenti collaterali del ginocchio, mentre sono aumentate quelle del legamento crociato anteriore del ginocchio. Segno più anche per le lesioni muscolari della coscia.
“Partendo dallo studio dell’UEFA si capisce se i programmi di prevenzione degli infortuni siano efficaci o meno. Questo fenomeno dell’aumento degli infortuni può essere spiegato da studi che sono emersi negli ultimi anni: la problematica del legamento crociato anteriore è sotto osservazione. Osserviamo che nella maggior parte dei casi questo tipo di infortunio non è legato al contrasto di un avversario, bensì dai cambi di direzione. Abbiamo compreso come molto sia influenzato dal modo in cui i calciatori cambiano direzione. Il discorso della velocità di gioco è qualcosa di fondamentale: negli ultimi anni è cresciuta l’intensità e anche il numero totale di partite giocate. Un altro studio recente ci dice che quando il calciatore non ha il giusto lasso di tempo per recuperare energie, è più frequente che avvengano infortuni muscolari e legamentosi”.

La scienza ha confermato che vince di più lo sportivo che si fa meno male.
“Uno studio di Walden ha confermato che la possibilità di vincere una partita cala del 20% se c’è un infortunio a gara in corso e del 4% quando l’infortunio avviene prima della gara. Si sta andando verso programmi di sviluppo che siano improntati individualmente e non sulla squadra intera, per capire il grado di rischio del singolo atleta nell’andare incontro a problemi fisici”.

E ancora: a testimonianza del fatto che il rischio di infortuni aumenta col crescere della frequenza degli impegni agonistici lo studio di Ekstrand mostra che giocare ogni tre giorni comporta un 20% di probabilità in più di incorrere in traumi.
“Abbiamo avuto attraverso questo studio cardine per la medicina sportiva la conferma di questo dato. Dopo 72 ore, nel sangue del calciatore, si trovano ancora metaboliti che denunciano come il recupero di energie non sia completo. Quando in mezzo ci mettiamo viaggi - nel caso delle coppe europee - o un riposo che può essere differente rispetto a quello solito, ecco che il tutto è più facilmente spiegabile”.

Sostituzioni di figure cardine come l’allenatore o il preparatore atletico in corso di stagione possono far alzare il rischio di infortuni durante il resto della stagione stessa.
“Se cambia l’allenatore sale del 4% il tasso d’infortuni, se cambia il preparatore il tasso sale fino al 43% in più. Il preparatore sottopone la squadra a carichi d’allenamento specifici, se poi c’è l’introduzione di programmi diversi, l’incidenza può salire a causa dell’inversione di tendenza in alcuni meccanismi di lavoro”.

Con i nuovi macchinari verso quale evoluzione si sta andando, per quanto concerne ai tempi di recupero?
Proprio nell’ambito dell’infortunio al legamento crociato anteriore, se prima c’era a livello medico una sorta di gara a chi riuscisse a rimettere in campo il giocatore il prima possibile, ora invece il percorso è inverso e la meta da raggiungere è quella di evitare ricadute una volta che l’atleta torna in campo. Si sta andando verso l’allungamento dei tempi di recupero, anche se è fondamentale concentrarsi su tutti i test funzionali che servono a capire se il calciatore abbia recuperato veramente o meno”.

TMWRADIO Redazione