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Brio: “Vi racconto il mio amico Zoff, il tuttologo del calcio”
28 feb 2022 11:31Calcio
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© foto di Federico De Luca

di Alessandra Broglia


Un grande portiere come Dino Zoff il 28 febbraio compie 80 anni. I nostri migliori auguri a un campione di fama internazionale, simbolo di serietà e pragmatismo, dentro e fuori dal rettangolo di gioco, sia come calciatore, poi nel ruolo di allenatore di squadre come la Juventus e la Lazio. Indimenticabile capitano della Nazionale che, insieme a tanti altri campioni, vinse i mondiali di Spagna dell’82, con il commissario tecnico Enzo Bearzot. Un pezzo di storia dello sport che ricorda con affetto anche chi non “mastica” molto il calcio. Abbiamo avuto il piacere di formulare qualche domanda a un altro campione come Sergio Brio, ex difensore della Juventus, per cinque anni compagni di squadra della stessa.

Vuoi raccontarci il momento in cui vi siete conosciuti?
"Ci siamo conosciuti nel mese di novembre del 1974, quando arrivai alla Juventus da Lecce e andai a Torino, quando Boniperti mi fece allenare con la prima squadra e giocavo con la Primavera. Pensate che giocavo a Lecce, avevo giocato solo 20 minuti in questa squadra, in serie C, arrivai a Torino e mi trovai di fronte ai miei idoli, all’interno dello spogliatoio. Il giorno prima giocavo con le figurine, per poi incontrare questi miti del calcio italiano".

Quale idea ti eri fatto prima di conoscerlo personalmente?
"Mi ero fatto l’idea di una persona che viveva su un altro pianeta, rispetto agli altri, invece sia Dino che gli altri miei compagni erano persone che ovviamente avevano già fatto una grandissima carriera ma con grande modestia e intelligenza, perché non parlavano solo di calcio. Lo stesso Dino parlava anche di politica, di attualità o di fatti che succedevano nel mondo. Rimasi un po’ stupito da questo perché pensavo che gente come loro parlassero solamente di calcio, ma non era così. Infatti se abbiamo vinto tanto è anche perché nello spogliatoio c’erano persone intelligenti". 

Qual è il momento più emozionante condiviso durante una partita, nel vostro percorso insieme?
"Sicuramente il primo trofeo che abbiamo innalzato insieme; fu durante la Coppa Italia contro il Palermo il 20 giugno del 1979. Ricordo perfettamente quel momento, perché Dino faceva parte di quella squadra che molti ricorderanno [in quella Juventus giocava anche Gaetano Scirea ndr] e vincemmo quella Coppa. Per me è stato un momento molto importante, ovviamente perché ero arrivato alla Juventus dalla Pistoiese e come primo anno avevo vinto una Coppa Italia insieme a loro". 

Negli anni come avete avuto modo di tenervi in contatto?
"Abbiamo giocato insieme per cinque anni, poi Dino è stato allenatore dei portieri alla Juventus e di Stefano Tacconi, poi allenando la Nazionale Olimpica mi chiamò, diventò successivamente allenatore della Juventus, quindi abbiamo avuto modo di trascorrere molto tempo assieme, ci conosciamo perfettamente; un rapporto oltre che professionale anche di convivenza".

Entrambi avete pubblicato le vostre autobiografie, molto interessanti, che consiglio a tutti di leggere, una domanda che spero di non ti metta in imbarazzo: perché andrebbero tenute presenti per la vita di Voi calciatori?
"Sai, la vita del difensore non è facile, lui è stato un grandissimo campione, trascorrendo tanti anni assieme, magari abbiamo anche caratteri diversi, però si evince che Dino è unico, un’icona, ha dato tantissimo anche nella carriera da allenatore, ha saputo farlo alla perfezione".

In futuro potremo avere un altro Dino Zoff?
"Non saprei, i tempi sono cambiati, fa parte di quella generazione di una volta, con sani principi e credo che veramente sia una persona unica. Un grande esempio per tutti, tanto che dovrebbe essere chiamato più frequentemente in tv, come buon esempio per le nuove generazioni, perché c’è il rischio che prendano altre strade. I media dovrebbero dargli più spazio in modo che i giovani capiscano che tipo di uomini hanno calcato i campi e anche quali principi hanno persone come Dino Zoff; forse vivremmo meglio".

TMW Radio Regia