
Da una parte la voglia di dimostrare che questa è la volta buona, dall’altra la voglia di stupire e sorprendere. Forse si può riassumere in questo modo il match di questa sera tra Brasile e Serbia che chiuderà la prima giornata del Mondiale con una partita dal retrogusto di stelle. Quelle che il CT verdeoro Tite è pronto a mandare in campo, per poter dettare una legge che da troppo tempo non riesce ad imporsi così come una nazione intera vorrebbe. Da Neymar a Vinicius, passando per Richarlison a Rapinha, senza contare i nomi altisonanti negli altri reparti, il Brasile questa volta scende in campo con gli occhi della tigre, anche se la Serbia non reciterà la parte della vittima sacrificale. L’obiettivo è quello di stupire, avanti a spron battuto con Milinkovic, Vlahovic e una squadra intera pronti a suonare la carica. Una partita che vede il Brasile favorito e che schiera svariate nel campo delle curiosità. La prima: per il secondo mondiale consecutivo Brasile e Serbia si incontrano durante la fase a gironi: nel 2018 in Russia la Seleçao vinse per 2-0 grazie ai gol di Paulinho e Thiago Silva. L’unico altro precedente risale ad un’amichevole del 2014, risolta dai brasiliani grazie ad un gol di Fred. Se però risaliamo anche alle partite giocate dal Brasile contro la vecchia Iugoslavia, fino al 2002, il bilancio è di 8 vittorie, 7 pareggi e 2 sconfitte. Netti invece i numeri relativi alla partecipazione ai Mondiali, con il Brasile che vanta presenze fisse in tutti i mondiali che si sono disputati a partire dal 1930, con i verdeoro che hanno vinto più titoli di tutte quante le nazionali, ben cinque, oltre ad aver ottenuto più vittorie (73 su 109). Dall’altra parte invece la Serbia è alla sua quarta partecipazione al Mondiale nelle ultime cinque edizioni, periodo questo in cui ha collezionato il maggior numero di sconfitte tra le europee (sette in totale). Inoltre la Serbia non ha mai superato la fase a gironi: l’ultima volta risale alla Jugoslavia del 1998, quando i serbi approdarono agli ottavi. Numeri che tendono in maniera netta al Brasile, che punta forte su Neymar, il fiore all’occhiello di Tite, che dal suo debutto al mondiale 2014 ha preso parte al 42% delle 19 reti verdeoro nella coppa del mondo (sei gol e due assist in totale). Dall’altra parte la Serbia punta forte sul fattore entusiasmo, nonché sulla spinta di alcuni elementi che possono risultare fondamentali. Come Dusan Tadic, recordman di assist nelle qualificazioni (6 in 8 partite). Occhi anche sulla tris italiana formata da Milinkovic-Vlahovic e Kostic, da loro ci si aspetta molto in termini di solidità, realizzazione e velocità, armi che possono mettere in difficoltà un Brasile che punterà sulla maggiore qualità di possesso e su un palleggio rapido ed incisivo. Gioco al ritmo di samba contro compattezza sulle note della kolo: solo il triplice fischio sancirà il ballo dominante all’interno dell’Iconic di Lusail