
L'allenatore Pierpaolo Bisoli ha così parlato ai microfoni di Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini. L'intervista inizia dalla valutazione sulla prossima Serie A: "La Juventus è la favorita perché ritrova un allenatore che sa vincere, che ha vinto tanto con i bianconeri, che sa toccare i tasti giusti e poi la Juventus due anni senza vincere non ci sa stare, quindi deve per forza trovare gli stimoli. In più avrà calciatori come Bonucci, Chiellini e Bernardeschi che hanno vinto l'Europeo ed avranno voglia di dimostrare alla propria società che non è stato solo un percorso che passa e via. L'Inter dovrà riconfermarsi, anche se ha perso Lukaku, il giocatore più importante che aveva nella rosa, in più se ci metti anche Hakimi si è veramente indebolita. Il mercato è ancora aperto, può darsi che faccia degli acquisti importanti, però ha perso due grandi calciatori".
Locatelli può risolvere le difficoltà della Juventus a centrocampo?
"Chiaramente trova un calciatore che è già abituato al campionato italiano e che è stato protagonista all'inizio con la Nazionale anche se dopo ha giocato un po' meno. I bianconeri vogliono andare sul sicuro, non puntare su chi deve imparare a stare in Serie A. Locatelli su questo è il top perché con il Sassuolo lo scorso anno ha dimostrato di essere veramente un giocatore di grandissimo livello, mentre proveniendo da campionati esteri si ha bisogni di 3-4 mesi per ambientarsi".
Può bastare Locatelli o servirebbe anche Pjanic alla Juventus?
"Non bisogna fare tanta confusione e la Juventus su questo è brava. Ha dei dirigenti, un allenatore molto esperto... Se dovesse arrivare anche Pjanic qualcuno dovrebbe andare via perché sennò si affollerebbe troppo il centrocampo e quando hai tanti giocatori non è detto che si vince, anzi. Ne servono bravi, ma non tanti perché tutti devono essere coinvolti nel progetto. La Nazionale ha visto protagonisti quei 15-16 giocatori che sono stati tutti coinvolti, poi è vero che quelli che non giocavano erano trainanti lo stesso. La Juventus con Locatelli si metterebbe a posto, ma se ci fossero giocatori che non si sentono dentro al progetto oppure c'è la possibilità di riprendere un calciatore importante come Pjanic... Nello stesso tempo però sono convinto che quando torna Pjanic qualcuno dovrà andare via".
Che tipo di eredità lascia Edin Dzeko alla Roma?
"E' stato un amore-odio. In dei momenti era l'idolo, in altri era entrato nel mirino dei tifosi, però si sta parlando di un giocatore che ha dimostrato alla prima partita con l'Inter di fare gol, di integrarsi bene e quindi di un valore estremo. La Roma si è privata di un grande giocatore, ma non conosco quello che è arrivato quindi non voglio dire e dare giudizi. So che è giovane, ne parlano tutti bene, ma voglio vederlo prima di esprimermi. Prima di privarmi di Dzeko ci avrei pensato, ma ormai le strade erano separate. Lui voleva andare via, fare un'altra esperienza e quindi la Roma è stata anche costretta a cederlo. Magari ti privi di un giocatore così importante, ma ne arriva un altro che ha entusiasmo, freschezza, voglia e può sostituirlo nel migliore dei modi".
Quale potrebbe essere il profilo giusto per l'Inter, oltre a Dzeko, per non avere carenza di gol rispetto allo scorso anno?
"E' chiaro che il bosniaco e Lukaku hanno caratteristiche diverse perché il belga è uno che ti assicura 20 gol, mentre Dzeko non ne ha mai fatti così tanti. E' un giocatore diverso e quindi, da quello che io leggo anche sui giornali, i nerazzurri vogliono arrivare ad un altro calciatore. Zapata sarebbe ottimo ed assomiglia anche più dell'ex Roma a Lukaku perché ha strappi importanti, si carica la squadra sulle spalle come faceva con l'Atalanta, tiene palla, se la butta anche in profondità, attacca gli spazi al contrario di Dzeko. Se l'Inter riesce a combinare tutti e due, i valori cominciano ad avvicinarsi ad uno come Lukaku, però devono essere due. Non so se l'Inter lo farà".
Zapata ha comunque 30 anni e costa minimo 40 milioni di euro.
"Il mercato è questo, ma è chiaro che se uno deve pensare di spendere 30 milioni per un giocatore di 30 anni di cui può godere solo per pochi anni, ci deve pensare molto bene. L'Inter però deve competere a grandi livelli, deve affermarsi in campionato, deve lottare quest'anno anche per la Champions e cercare di non uscire subito... Per far questo serve un calciatore di quella stazza lì, poi il valore di mercato non sono io che lo faccio e non sono giudizi che devo dare io se costa troppo a 30 anni o meno".
Come valuta la scelta di Nainggolan di tornare in Belgio?
"Evidentemente l'unica squadra italiana in cui voleva andare era il Cagliari, ma i sardi non potevano fare sforzi per accontentarlo a livello economico e quindi è tornato in patria. E' un ritorno alle origini, sono belle queste storie però io sono convinto che la Serie A si priva di un giocatore importante perché non è vecchissimo ed ha ancora uno o due anni ad altissimi livelli. Il fattore economico nelle squadre è importantissimo, evidentemente il Cagliari non è riuscito ad accontentarlo e perdiamo così un protagonista dell'ultima fase della salvezza del Cagliari e di elevato valore".
Che tipo di stagione sarà per Gianluca Mancini?
"E' stato in ballottaggio fino all'ultimo per andare agli Europei, ma poi Mancini ha scelto un giocatore un po' più duttile che poteva fare, oltre che il centrale nella difesa a 3, anche l'esterno in una retroguardia a 4. Mancini è un giocatore molto molto importante, sentiremo parlare tanto di lui nell'avvenire. Ha una grandissima personalità, si è fatto scivolare addosso le critiche che ha subito a Roma all'inizio ed ha dimostrato di essere un leader dello spogliatoio della Roma, cosa non facile. Sono convinto che ai Mondiali Mancini ci andrà sicuramente perché dovrà dare freschezza e qualche cambio ai 'vecchietti terribili' che sono Chiellini e Bonucci".
Come è stata l'avventura italiana di Nainggolan?
"Quando ho avuto la possibilità e l'onore di allenarlo, ho sempre detto che era tra i primi 4-5 centrocampisti europei. Molte volte la differenza la fa quel piccolo particolare che fa sì che tu possa diventare un top player e guardare il capello, un allenamento in più piuttosto che uno in meno... Molte volte è questo. A lui è mancato questo perché ha tutte le caratteristiche per essere ancora uno dei più forti centrocampisti. Poi vincere con le squadre non è facile, ma anche l'Inter, che se ne è privata per darlo al Cagliari e non lo ha fatto lottare per lo scudetto evidentemente avrà avuto i suoi motivi per far pendere la bilancia per questa scelta. Nainggolan deve avere qualche rimpianto perché aveva tutto per diventare un grandissimo giocatore di altissima qualità".
Chi vede come organico tra le neopromosse più in grado di reggere l'urto della Serie A?
"L'Empoli è più abituata ed ha un progetto. Non guardano la carta d'identità, ma a quello che vogliono andare a creare quindi l'Empoli può retrocedere lo stesso, ma stiamo parlando di una squadra che progetta, che ha un'identità e quindi è più abituata a stare in Serie A. Non è comunque detto che la Salernitana non ci possa rimanere per un anno, ma, come progetto, l'Empoli è quella che negli ultimi anni è stata più attenta. Non è facile fare cosa hanno fatto i toscani perché chi scende il primo o il secondo anno ci mette tanto tempo per tornare nel massimo campionato, invece gli azzurri sono stati sempre protagonisti e si meritano molti complimenti. Non dimentichiamoci che ha sfornato anche calciatori importanti che hanno preso altre squadre, quindi ha una organizzazione societaria per vedere a lungo. Anche l'anno scorso aveva giovani di qualità e su questo è un po' avvantaggiata rispetto alle altre".
L'Empoli ha fatto operazioni importanti come l'acquisto di Cutrone in prestito e, in più, sta trattando anche Pinamonti.
"Sono giovani che sposano un progetto e quindi rientrano nella categoria dell'Empoli: giocatori che vogliono rilanciarsi, ma ancora freschi. Sicuramente ci sarà bisogno anche dell'esperienza, ma non si fanno prendere dall'entusiasmo di essere tornati in Serie A e non stravolgono il proprio progetto comprando 7-8 giocatori. Bisogna fare i complimenti alla società ed al presidente perché vanno avanti per la loro strada indipendentemente dai risultati".
Ha la sensazione che ci sia meno differenza tra Serie B e Serie C rispetto agli scorsi anni?
"Sì, è vero. In Serie B quest'anno ci sono 10-11 squadre che hanno potenzialità importanti, ma non sempre vince chi ha l'organico migliore. Anche qui stiamo parlando di chi ha le idee migliori... Lo scorso anno, se dovevamo guardare la carta, il Monza non aveva rivali, ma poi è arrivata quarta. Quest'anno ha rifatto un altro squadrone, ma ci vogliono idee e prevedo 10-11 squadre che lotteranno per le prime posizioni. Ci saranno delle squadre che rimarranno sorprese in positivo in Serie B così come delle deluse. Il campionato cadetto è questo ed è difficilissimo: vince chi ha la costanza nelle sconfitte di non perdere la testa e chi non la perde in eccesso nelle vittorie. La Serie B va saputa interpretare bene, io l'ho fatta per tanti anni, l'ho vinta due volte e, nelle stagioni che ho avuto successo, l'ho fatto perché tutti eravamo nella stessa lunghezza d'onda. L'anno scorso è stato promosso chi non ha mai messo in dubbio il proprio allenatore anche se ha perso tre gare di fila".
E non a caso in finale con il Venezia c'è arrivato il Cittadella.
"Esatto. Chi è stato messo in dubbio non ha trovato la quadratura. C'è stato il momento per il Monza, io stesso a Cremona... Non è detto che eravamo in bilico, ma già si ventilava un sostituto e, alla lunga, i giocatori questo lo percepiscono".
Dove dovrebbe andare a giocare un calciatore come Gaetano?
"Sono convinto che tornerà a Cremona perché quest'anno ha fatto bene, ma anche l'anno prima con me aveva dimostrato di avere delle qualità. L'unica cosa che gli ho sempre detto è che da sole non bastano e deve migliorare sull'aspetto fisico, sull'aspetto mentale. Con me era partito come un titolare fisso, poi nelle prime 3-4 gare ha avuto la sfortuna di sbagliare 3-4 gol e si è innervosito. Dopo non cercava più la giocata, quindi gli dico di avere costanza, voglia di provarci ed è un giocatore di qualità. Davanti alla difesa lo ha provato Ancelotti, ma per me è ancora presto perché tocca il pallone 3-4-5 volte. In questo momento il suo ruolo è l'esterno o sotto la punta, che è l'ideale se fa il 4-2-3-1".
E' qui che si nota la carenza di non avere la seconda squadra?
"Chiaramente lo scalino per passare dal settore giovanile alla prima squadra è enorme ed anche i grandi campioni ci hanno messo tempo. O sei veramente un campione stratosferico, allora non lo noti, ma sennò i giocatori che escono dalla Primavera hanno bisogno di 1, 2 o 3 anni per abituarsi alla Prima Squadra. Io non so se le seconde squadre siano importanti, ma credo che i giovani non vanno in Serie C per farsi le ossa perché pensano che sia un campionato denigrante o una delusione. Io invece consiglierei di andare in Serie C piuttosto che vivacchiare in Primavera o ai margini di una Serie B perché poi è formativo il campionato di Serie C. Penso che sia meglio di una seconda squadra per non fare niente, mentre i top della Primavera spesso la snobbano".
In Serie C quest'anno vedremo anche tante belle sfide con la suddivisione in gironi.
"Il girone C è tosto, ci sono piazze veramente importanti. E' sempre stato un campionato in cui devi patire, dove si esprime un calcio fisico. Sono contento per qualche toscana che sia stata ripescata sennò le avevamo perse tutte. Chi è stato ripescato deve pensare agli errori che ha commesso e rafforzarsi. Io ho vinto la C a Padova, ma è difficile perché ne vince una... E' stata dura anche se abbiamo avuto la matematica certezza a 5 giornate dal termine. Ci sono squadre che anche se non hanno un blasone importante sono sempre difficili da affrontare e mi viene in mente il Renate, il Lecco... Dagli errori che sono stati commessi, chi è stato ripescato deve trarre dei vantaggi. Ci saranno grandi sfide, derby importanti e sono contento di ciò. Non dimentichiamoci che dei calciatori in Nazionale molti hanno fatto la C".