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Berruto: "La mia missione è la cultura dello sport, va inserita in Costituzione"
06 apr 2021 19:10Calcio

Mauro Berruto, ex ct della pallavolo e attualmente membro della segreteria del Partito Democratico con delega allo sport, è intervenuto in diretta a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando dal 125esimo anniversario dall'inizio delle Olimpiadi moderne per poi ampliare il tema: "Mai come adesso il valore simbolico dello sport è potente, ci si può aggrapparsi. Non si può neanche parlare di momento difficile, stiamo sfiorando il collasso. In virtù del mio ruolo ho avuto tante occasioni di confronto con stakeholder, e sono veramente preoccupato. Bisogna trovare risorse e soluzioni per il presente, il tema è tenere in vita un intero movimento ma nutrendosi di questo grande avvenimento di 125 anni fa che ha cambiato in meglio il mondo. Una storia meravigliosa che vive un altro lato di unicità, sarà la prima volta senza un elemento come il pubblico, o quantomeno quello che arriva dal resto del mondo. Dai Giochi di Olimpia ormai esiste la famosa tregua olimpica, il "giù le mani" che permetteva agli atleti di andare lì in sicurezza ma soprattutto per tutelare quella degli spettatori, protagonisti nel loro ruolo, e parliamo di 50-60mila persone. Sarà per forza di cose un'edizione complicata ma mi auguro che rappresenti la prima vera risposta planetaria al problema della pandemia. Ci arriveremo tutti in condizioni diverse, basta vedere già solo l'Europa o il Sudamerica. Avrà tutto un impatto sui giochi, ci sono ancora molto banalmente tantissime squadre che hanno da qualificarsi: se in queste poche occasioni hai un focolaio a incidere, il rischio è gigantesco. Riesco perfettamente a mettermi in certi panni, ho avuto cicli della mia carriera improntati alla preparazione fino al primo giorno dei Giochi. Si rischiano di vanificare 4 anni, adesso anche cinque, di attesa. Sarà la storia di questa edizione: se inciderà meno l'aspetto sportivo, potrebbe incidere quello metaforico di primo momento collettivo in cui il pianeta si ritrova intorno a un evento e inizia un percorso d'uscita".

Sport, salute e istruzione. Tre temi a lei cari, ci spieghi le sue idee. "Dobbiamo mettere a fuoco cosa sia lo sport. Se si intende fare attività regolata a livello provinciale o quel che sia, allora facciamo riferimento al CONI che ha la sua punta nelle Olimpiadi. Se si intende però con sport quella che io chiamo cultura del movimento, allora sappiamo che c'è una correlazione scientifica comprovata. Alle associazioni sportive dobbiamo fare dieci monumenti perché hanno tenuto vivo il circuito sportivo, ma la pandemia insegna che questo modello va ripensato, distinguendo cosa fanno le società quando si avvicinano al mondo che chiamiamo sport. Ci sono ambienti che non sono professionistici dal punto di vista normativo ma che lo sono in pratica, e ve lo dico perché l'ho vissuto nella trentennale carriera nella pallavolo: manca ogni aspetto previdenziale, per dirne una. O il mondo di quelle palestre super-attrezzate, strutture che hanno impatto sulla qualità e della salute anche se non partecipano a nessun campionato. Tutto questo non può essere normato in una sola mattina. Entriamo in un territorio che deve tendere a definire che ci sono organizzazioni atte all'attività sportiva, e politiche pubbliche che invece dovrebbero normare tutta la sfera dell'attività motoria, la cultura del movimento, che si intreccia con istruzione e salute. Due diritti citati dalla Costituzione, a differenza dello sport. Ecco dov'è la mia battaglia. Nel '46 i nostri padri costituenti hanno fatto un lavoro straordinario, ma avevano un problema con lo sport che nel Ventennio è stato utilizzato come strumento di potere e propaganda. Oggi la cosa è smentita dalla realtà dei fatti: all'interno della nostra Costituzione ci sarebbe spazio per introdurre il tema, tra i diritti dei cittadini. Non è un esercizio intellettuale: se il fatto entra tra i diritti dei cittadini, per forza di cose mondi di scuola e salute dovrebbero averci a che fare. Per forza e per amore. Cultura, innovazione tecnologica e transizione ecologica, oltre che inclusioni, sono la base di ciò che chiede l'Europa per il Recovery Fund. E mi dispiace vedere lo sport chiuso in una minuscola casella, con fondi destinati solamente agli impianti. Allargare la materia e restituirle dignità, costituzionale, permetterebbe ad altri settori e mondi di accedere allo sport, che ha tanto da insegnare e dire per qualità della vita ed essere strumento di rigenerazione".

Come andare a toccare la Costituzione del 1946? "Quelli erano gli anni del Grande Torino, di Coppi e Bartali... Persino più di oggi lo sport significava spinta di rinascita dopo il conflitto bellico e segnava l'identità di un paese. Il giorno dell'addio al Grande Torino in città c'erano 100mila persone in più del normale. Il problema è stato risolto all'inizio piuttosto bene, all'italiana, grazie al mondo dell'associazionismo e a, cosa unica, i fondi privati pagati dalle grandi famiglie. Quando sono stato in Finlandia, e ho raccontato loro questa cosa, mi guardavano straniti. Nei paesi anglosassoni e del Nord Europa è la scuola a dare una certa guida fino ad una certa età, solo dopo le società sportive. Se la cultura del movimento si amplia, vedendola anche solo da privati, hanno semplicemente più clienti. Dobbiamo tentare di modificare questi aspetti attraverso l'idea che un passaggio costituzionale andrebbe a sigillare la visione. Dello sport, di un certo tipo, se ne deve occupare pure la cosa pubblica. La mia idea riguarda bambini di 4-5 anni come anziani di 105 con assoluta parità di genere e inclusione. Dopo la pandemia, questo sta succedendo, le società chiudono una dopo l'altra perché il denaro privato non è più lo stesso di prima. Abbiamo purtroppo abituato per oltre sessant'anni un paese a non ritenere lo sport un settore essenziale. E pagheremo pure il conto delle chiusure a pioggia, in primis sul prodotto nazionale e sulla qualità della vita, o tragiche classifiche in cui siamo primi per percentuali di adolescenti fortemente sovrappeso o obesi. Questo arriverà, ci vuole visione verso un futuro in cui si rischia di pagare un conto ulteriore".

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Mauro Berruto ai microfoni di Francesco Benvenuti © registrazione di TMW Radio