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Bergomi: "Inter, Napoli, Milan e Juve sullo stesso piano perché imperfette"
22 gen 2021 18:45Calcio
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Giuseppe Bergomi, ex difensore e oggi opinionista e commentatore per Sky Sport, ha parlato a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio con Francesco Benvenuti: "Domenica sera avremo uno psicologo in studio anche per analizzare il comportamento dei calciatori e capire perché si verifichino certi risultati e ci siano prestazioni così altalenanti. Se dovessi dare un parere io sarei superficiale, ma ci sono squadre da capire, come il Milan che ormai da trenta partite non ha il minimo calo ed invece altri che hanno un rendimento così ondivago".

Dov'è la svolta del Milan? "Uno, nella continuità. Due, nell'aver portato giocatori come Kjaer e Ibrahimovic, gente che ha esperienza e ai quali vanno tutti dietro perché hanno motivazioni molto forti, oltre a una rosa profonda. Tutti remano dalla stessa parte, e poi c'è un allenatore come Pioli che ha saputo gestire tutto quanto".

L'acquisto di Mandzukic cosa porta? "Il nostro calcio è diverso da tutti gli altri, la fisicità da noi fa la differenza. Penso agli olandesi del Milan, all'Inter con Vieira e Materzzi e Ibrahimovic, che oggi è più dominante di dieci anni fa. In più ora se metti dentro Meite e Mandzukic, gente di 1.90 che ha un motore potente, più Tomori vai a mettere forza fisica e velocità".

Come si spiega questo caos a Roma? "Perché siamo figli del risultato, ma dovremmo invece mantenere una linea. Fonseca sta lavorando bene, negli scontri diretti ha faticato ad alzare l'asticella, ma con questo ruolino di marcia puoi pensare di rimanere in alto. C'è però poco carisma, si fatica a trovare quello cui aggrapparsi se si va sotto nel punteggio: è successo con l'Inter, ma per il resto raramente".

I problemi forse sono più profondi? "Non dimentichiamoci che per anni sono stati l'antagonista di Inter prima e di Juventus poi. Quante volte è arrivata seconda e poi in Champions, sono sempre stati credibilissimi. Certo, non hanno vinto supercoppe o coppe Italia, ma l'obiettivo era rimanere protagonisti. La proprietà parla poco e in un ambiente così difficile fa bene: io non mi fermo agli ultimi risultati, darei ancora credito a Fonseca".

Qual è la vera Juventus? "Secondo me quella che ha vinto a Barcellona, lì si è visto quello che vuole Pirlo, un calcio non banale e ambizioso. La rosa non è completa, e vedo una Juve che fa fatica contro delle concorrenti molto credibili, le due milanesi su tutte".

Il centrocampo di oggi può tramutare nella pratica le idee di Pirlo? "Se attacchi con un 3-4-1-2 e difendi con un 4-4-2 c'è sempre il trequartista di turno che deve recuperare, e infatti è sempre da lì che arrivano i pericoli. Non la metterei solamente sugli uomini, seppure il centrocampo della Juve sia cambiato negli ultimi anni. Ma credo che tutto giri intorno agli attaccanti, un maestro come Bagnoli mi diceva che sono loro a decidere il gioco di una squadra, e infatti penso stiano guardando sul mercato".

Bernardeschi può fare il terzino? "La vedo più difficile rispetto a Zambrotta, che aveva altre caratteristiche. In Supercoppa è entrato bene, mi piacerebbe rivederlo ad alti livelli, con continuità nella Juventus. Un tentativo lo farei, per provare a recuperarlo al 100%".

L'Inter dovrà indirizzare l'euforia post-Juve. "L'Udinese è squadra che può dare fastidio all'Inter: è molto fisica e difende bene. L'Atalanta avrà creato tre palle gol, eppure segnano molto... L'Inter avrà pochi spazi, non dovranno snobbarli e attaccare nella maniera giusta. Se batti la Juventus e non dai continuità di risultati, non vai avanti. Udine è una partita-trappola, perché la squadra di Gotti sa resistere molto bene a certe situazioni, in mezzo ha De Paul che mi piace molto e con uno come Lasagna, se c'è campo, si rischia di soffrire".

Potrebbe vincere lo Scudetto anche senza mercato? "Io la metto sullo stesso livello di Napoli, Milan e Juventus: tutte hanno rose imperfette. Così potrebbe andare bene, perché l'Inter ha una squadra forte, che risale il campo appoggiandosi sui giocatori d'attacco, che dribbla poco e quindi ha bisogno di campo per liberare Hakimi e gli inserimenti dei sufficienti. Per lottare può essere sicuramente sufficiente chi c'è".

Qual è il segreto di Gasperini per andare oltre Gomez? "Hanno delle certezze di gioco, tutti sanno cosa fare. Avevano bisogno di trovare equilibrio e continuità di risultati. Non voglio entrare nelle pieghe di quanto successo con Gomez, ma nelle ultime due partite con Genoa e Udinese non averlo avuto ha determinato parecchio. C'erano tutti mancini, e mancava il destro che dribbla come il Papu, anche se Gasperini è talmente bravo che con le sue certezze e Pessina in quella posizione ha permesso all'Atalanta di arrivare dov'è".

Come riassumere le difficoltà di Fiorentina e Torino? "Sono sempre le aspettative... Due squadre storiche, blasonate, che arrivano da due campionati difficili: quando trovi due squadre come Benevento e Spezia, che arrivano dalla B proponendo un bel calcio, con allenatori bravi e l'ambiente a favore, giocando più leggeri, se non fai le cose per bene... Quest'anno qualcuna delle grandi rischia: il Genoa ha cambiato allenatore e Ballardini ha dato subito la sua impronta, lo stesso vale per D'Aversa a Parma. Ora a Nicola hanno tolto Meite, e dovranno inserire qualcun altro. La Fiorentina arriva da una brutta prestazione, e come dice Prandelli c'è bisogno di lottare per salvarsi, mettendo da parte le aspettative per guardare solo alla realtà".

Come commenta l'esonero di Giampaolo? "Io anni fa sono andato a vedere un suo ritiro con il Siena, e l'ho conosciuto: è un bravo allenatore, e questa situazione mi dispiace. Ho sempre pensato che la tattica fosse la cosa più importante, ma oggi credo che sia determinante il messaggio che riesci a far passare nella testa dei suoi giocatori. Mi dispiace per Giampaolo, ma fossi stato nel Torino avrei fatto la stessa scelta: in 80 minuti di superiorità numerica con lo Spezia è stato fatto troppo poco, giusto un palo di Ansaldi alla fine come unico tiro. Gli auguro il meglio, comunque".

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Giuseppe Bergomi intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini © registrazione di TMW Radio