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Balzaretti: "Casa e trasferta non contano più. L'idea di giocare alle 23 è intelligente"
27 mag 2020 18:45Calcio
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

L'ex difensore Federico Balzaretti, oggi commentatore televisivo, si è collegato in diretta nel corso di Stadio Aperto, trasmissione in onda su TMW Radio: "Non credo sarà facile riprendere, ci sono punti da smarcare: la giornata di domani sarà molto importante, qualche passo in avanti c'è stato e la volontà di tutti è riprendere. Però è da capire come risolvere le questioni tra la società, i club, lo Stato, per capire come reagire ad eventuali casi di positività: normale che si navighi a vista, la speranza è in un miglioramento e un ritorno alla normalità, anche se è difficile fare previsioni: lo è per gli esperti, figuriamoci per noi che non abbiamo il quadro completo. Ho fiducia in un accordo e una soluzione, la verità è che si deve convivere il virus, sconfiggerlo del tutto mi sembra impossibile. Servono le misure opportune per evitare contagi e ripresa del virus, che ha creato diversi problemi".

Mancano 124 partite, siamo a fine maggio. La prossima stagione avrà la deadline dell'Europeo: vale la pena di rischiare di intaccare la prossima? "In Francia non ci hanno pensato un secondo. Loro sono più diretti, e dopo un secondo è stato deciso di cristallizzare tutto e di assegnare il campionato, da noi non credo sarebbe andata così (ride, ndr). Da noi inizia un altro campionato in altre sedi. Se guardiamo la Germania sembra una presunta normalità, Se parliamo da un punti di vista prettamente aziendale, il 90% dei presidenti ha interesse a ricominciare, e c'è volontà di riprendere. Inutile negarcelo, il calcio è un'azienda intorno cui gravitano tante figure, è un'industria che dà da mangiare a tantissime persone. Fermarlo per tanto tempo ci porta a una crisi, farlo fermi per più di sei mesi... E se a settembre ci sono casi di positività che si fa, fermiamo ancora la stagione? Convivere è la parola corretta, cercando piano piano di arrivare allo zero, anche se non lo vedo vicinissimo. Si può aspettare un vaccino ma non sappiamo quando arriverà, intelligente che le parti in causa cerchino accordi e il modo di tutelare al meglio le persone che ci lavorano, trovando le giuste contromisure. Scordiamoci di sconfiggere il virus in due mesi".

Che campionato ci aspetta? "Oggi ho letto uno studio che diceva che in Bundesliga si è annullato il fattore campo, casa o trasferta non è più come prima. Avere tanti giocatori tecnici e forti aiuta, si va anche verso una stagione molto calda e con molte partite i cinque cambi in tre tranche aiutano a tenere alto il livello della partita e a non spezzettarla troppo. Chi ha più qualità è favorito, penso alla Juve: far uscire Dybala per mettere Douglas Costa... Può essere un vantaggio, ma è difficile fare previsioni. Si è letto che nel Bologna forse c'è un caso positivo, e hanno dovuto fermare tutto, non si sa che fare...".

Sulla questione delle fasce orarie che dice? "Merita una discussione, in questo periodo si riuscirebbe a spalmare le partite in maniera intelligente, per me giocare alle 23 come in Spagna potrebbe essere molto interesse. Giocare tutti assieme alle televisioni non conviene, ai calciatori a giocare alle 15 a luglio neanche, potrebbe essere una soluzione. L'orario delle partite è un fattore, far giocare qualcuno ad agosto in pieno pomeriggio non mi sembra molto intelligente anche se è vero che le televisioni vincono sempre, ricordo il Mondiale e le partite giocate a Pasadena con il 100% d'umidità. Alle 23 secondo me lo spettacolo può essere interessante per tutti".

I calciatori sono ascoltati? "Secondo me i giocatori sono abbastanza tutelati, il discorso dei sei mesi non pagati non aveva trovato il favore di Tommasi. Il discorso che alcuni guadagnano tanto però deve capire anche che i contratti si firmano in due, a una domanda corrisponde un'offerta. Poi ci sono calciatori che devono essere tutelati, se pensiamo che un club di Serie C può pagare solo lo stipendio di marzo e poi stop per sei mesi, beh, serve una tutela. Ci sono esempi come Juventus, Roma... I giocatori sono intelligenti, sa che negli anni successivi, per avere benefici, deve fare ripartire la macchina e per farlo serve un piccolo sacrificio. Penso che vadano tutelate realtà e società più piccole, possono scontare il danno in maniera forte, ma il calcio ha bisogno della Serie B, della C e dei dilettanti".

Manca un fondo di solidarietà, però. All'estero c'è. "Non essendo nel meccanismo non saprei che dire, sarebbe da parlarne. La Serie C è un motore, e l'ecosistema prevede anche pesci più piccolini che diventano fondamentali per i grandi: è importante anche a livello tecnico, con ragazzi che fanno il percorso dalla C alla A. e penso a Di Lorenzo che da Matera è andato a giocare al Napoli e forse lo vuole il Manchester United. Secondo me vanno sostenuti nella maniera più assoluta, magari anche dal Governo stesso: se guardiamo le tasse pagate a fine anno penso che siamo su cifre importanti, una parte dei contributi potrebbe essere dato ai club più piccoli".

Pronto a correre da solo da ds? "Mi piacerebbe. La Roma è stata una palestra straordinaria e devo sempre dire grazie di aver potuto lavorare con Sabatini, Massara, Monchi... Un bagaglio di responsabilità, anche se ero giovane, ma quella era la cosa che mi spaventava di meno. Sto facendo un corso di management con Drogba, O'Shea, Kakà... Quando facciamo le partite di calcetto ci divertiamo, ma io sto in porta perché non riesco più a correre ed evito brutte figure (ride, ndr). Dopo il periodo con DAZN in televisione, vorrei fare il percorso dirigenziale".

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Federico Balzaretti ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini © registrazione di TMW Radio