
Ai microfoni di Sabato Sport Live, nel pomeriggio di TMW Radio, è intervenuto Marco Ballotta.
Quante punizioni ti ha tirato in allenamento Sinisa Mihajlovic?
“Facendo parte della tua squadra era bello allenarlo. Il venerdì dedicavamo del tempo a tutto ciò. Si arrabbiava anche un po’ perché io mi spostavo prima”.
Qual è il ricordo più “simpatico” che hai di lui?
“Era serioso, ma anche in grado di scherzare. Non era il burlone della situazione, ma aveva un’ironia tagliente. Difficilmente te la faceva passare liscia se andavi a toccare la sua persona”.
Differenze e similitudini con Veron?
“Era completo come calciatore, a prescindere dai calci di punizione. Era in continuo movimento: Sinisa aveva un ruolo ben definito”.
Qual è stata la prima cosa che hai pensato ieri pomeriggio quando hai appreso la notizia?
L’altro ieri ero con Nosotti a Modena per i 110 anni e parlavamo di lui. Sapevamo che fosse in difficoltà e che non c’era speranza. Non mi aspettavo che si trattasse di qualcosa di così rapido e veloce. La notizia ci ha lasciato perplessi. 53 anni sono pochi. Si pensava fosse passato il problema dalla prima volta, ma la malattia era molto delicata e lui ha tenuto a lungo in piedi la possibilità di guarigione”.
Cosa ci lascia?
“Lascia tanto, nel periodo in cui la malattia era aggressiva era lui a dare conforto al Bologna. Lui ne aveva bisogno. Ne ho visti pochi e non sono frasi fatte. Ha dato un esempio importante a molti nel non lasciarsi andare”.
Qual è stata la Nazionale che più ti ha sorpreso oltre il Marocco?
“Anche oggi il Marocco sta facendo vedere un’impostazione non casuale. A me piaceva la Croazia”.
La vicenda CR7 ha disturbato il Portogallo?
“È stato qualcosa di destabilizzante. L’ho visto molto egoista e non un uomo all’interno di una squadra”.
Ti è piaciuto Livakovic?
“Il giudizio su Livakovic non può essere solo limitato ai calci di rigore. Stesso dicasi per la bravura coi piedi, che è una qualità accessoria rispetto a quella della parata. Lo vedo come un discreto portiere, non come un fenomeno. Il più forte al mondo è Maignan”.
Non siamo andati al Mondiale e tutti sono rimasti al loro posto. Il risultato non conta più così tanto?
“È giusto che il risultato non sia così importante. Abbiamo vinto un Europeo con una squadra che ha bisogno comunque di modifiche. Ci deve essere un progetto a lungo termine, perché alla fine sono due calci di rigore sbagliati che ci hanno estromesso dal Mondiale. A mio avviso Mancini sta lavorando con coraggio, perché al momento non abbiamo grandi campioni”.
Puoi darci una tua classifica dei migliori portieri italiani del momento?
“Meret, perché per me può dare tanto. Era stato destabilizzato dal possibile arrivo di Navas, invece si è estraniato da tutto e sta dimostrando il suo valore. Lui, con Donnarumma, è il portiere giusto della Nazionale. Vicario e Provedel devono ancora dimostrare tanto, ma c’è bisogno di continuità”.
Si parlava alla grande di Gollini: ti aspettavi tutti questi passaggi a vuoto?
“Sono momenti che tutti attraversano, ma è giusto - quando ci sono momenti negativi - analizzarli”.