
Il commentatore tv ed opinionista Antonio Di Gennaro ha parlato ai microfoni di TMW Radio, intervenendo nel corso della trasmissione Stadio Aperto, condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini. Inizia ricordando Paolo Rossi: "Sorrideva sempre, quello mi ricordo. Il dispiacere è enorme ma mi rimane il sorriso di una persona garbata, preparata... Ha lottato anche nei momenti più difficili, e voglio ricordami del suo sorriso. In Rai negli ultimi anni, lavorando assieme, abbiamo potuto parlare di più. Quando ci si vedeva gli parlavo con la cadenza fiorentina e giù a ridere. Vedo che anche la famiglia sta vivendo il momento di lutto allo stesso modo suo, con serenità".
A Firenze vi siete incrociati. "Che partite, lui era alla Cattolica Virtus, squadra affiliata alla Juventus, ed era un'ala destra impressionante: saltava sistematicamente l'uomo, con ringraziamenti dell'attaccante che faceva sempre gol. Allodi poi andò a prenderlo con 16 milioni di lire in mano, ogni volta che giocava la Cattolica c'era davvero il pubblico delle grandi occasioni. Erano altri tempi. Nel calcio si guarda l'aspetto fisico, ma conta la testa e lui aveva molta intelligenza, era uno che ha sempre rispettato tutti nonostante la sua grandezza. Volergli bene era facile".
Sembrava fuori dal tempo rispetto a un calcio così esasperato. "Un linguaggio più sobrio, da chi ha sofferto. In uno degli ultimi viaggi charter venne fuori il discorso calcioscommesse, e lui mi disse di essere stato costretto a stare due anni fermo anche se non aveva fatto niente. La giustizia divina gli ha restituito tutto, ha ripagato chi gli ha dato supporto. A Messico '86 il ct Bearzot lo voleva con sé ma lui rifiutò perché non si sentiva pronto. Chi lo farebbe oggi? Della persona rimane questo. Il linguaggio è importante, e lui ha sempre mostrato serietà e rispetto verso chi abbia mai giocato a pallone. Questa è la dimensione dell'uomo, ed è quello che ha trasmesso a chiunque. (si ferma a causa della commozione, ndr) Lo riconoscevano ovunque, ma ha fatto ogni fila, e non si è mai tirato indietro con nessuno. Questo era Paolo, una persona buona. In uno degli ultimi messaggi su Whatsapp mi disse che si sentiva ancora in cima al Pordoi, e che la discesa fosse lunga... Lì ho capito".
La moglie ha raccontato attimi struggenti. "Si è evidenziata la persona che gli era accanto. Una sinergia e una simbiosi totale: poche parole ma forti e profonde. Era fiero di quanto fatto, io lo vedevo felice. C'erano delle avvisaglie, purtroppo, ma non ho mai potuto credere che sarebbe potuto andarsene così".
L'addio di Trapattoni racconta una certa dimensione umana, no? "Sono felice di aver vissuto un calcio più umano, nelle varie sfumature e nei rapporti con tutte le parti. Il confronto era sempre leale".