
A San Siro l'Inter di Inzaghi è di fronte a un'occasione da non fallire. Con una vittoria nel quinto turno di Champions, la qualificazione agli ottavi di finale sarebbe aritmetica con un turno d'anticipo, in un girone (giustamente, ndr) definito infernale in estate. Nerazzurri in formazione tipo, con Inzaghi che sceglie di nuovo Acerbi al centro della difesa dal primo minuto.
Dopo un attimo di impasse iniziale il primo tempo è un lungo tema a chiare tinte interiste, con lo stadio che accompagna i tentativi in serie, che finiscono però a vuoto. Onana non rischia mai, ma gli spettri di PSV e Shakhtar vanno scacciati in fretta: ci pensa l'uomo del momento Mkhitaryan, che con un colpo di testa sporco porta avanti l'Inter al 35'. Dimarco domina a sinistra, la manovra è ariosa e il Viktoria Plzen è poca cosa. L'esterno sinistro offre a Dzeko il cioccolatino del 2-0 a fine frazione. Anche nel secondo tempo i primi minuti tradiscono qualche incertezza, fino al 3-0 di Dzeko (ancora lui in gol col Plzen, per l'ennesima volta in carriera, ndr) al 21'. Xavi spegne la tv nella pancia del Camp Nou e Inzaghi inaugura una girandola di cambi, dove c'è spazio pure per una decina di minuti di Romelu Lukaku. Quelli che bastano al belga per calare il poker con l'antico connubio di potenza e precisione nello stretto. Ci sarebbe anche il tempo per il 5-0 di Correa, sempre lanciato da Lukaku, ma l'argentino si conferma unica mezza nota stonata di una squadra che ha ricominciato a mulinare risultati. Dopo il Napoli, l'Inter è la seconda italiana a staccare il pass per gli ottavi di finale: per pensare all'avversario c'è tempo, ora la testa torna al campionato.
TOP
Dzeko - Disegna con l'esperienza del trentaseienne e col piglio del giovane coraggioso. Avesse giocato sempre contro il Viktoria Plzen, statistiche alla mano, sarebbe diventato il goleador più prolifico della storia del calcio.
Dimarco - A sinistra detta tempi di manovra e inserimento per tutti i compagni, risultando presto "guarito" dalla brutta prestazione di Firenze. Decisivo per la qualificazione agli ottavi, dato che anche l'azione della riscossa (1-0 di Calhanoglu contro il Barça a Milano, ndr) partì da lui.
Calhanoglu - Nuova dimensione da mediano propositivo che pare disegnata apposta per lui. Dovendo lavorare meno palloni decisivi ha più tempo per entrare in partita con passaggi semplici, concedendosi comunque ogni tanto il lusso della giocata rischiosa.
Barella - Altro simbolo di rinascita assoluta. Conserva classe e sostanza nonostante il grande dispendio. Se l'Inter corre, lui fa lo stesso. E viceversa.
Mkhitaryan - Degnissimo del palcoscenico, autore di tanti tocchi importanti... ultimamente pesantissimi. Autore e co-protagonista nelle trame: col ritorno di Brozovic a Inzaghi verrà il mal di testa.
Lautaro - Si è preso la squadra sulle spalle a livello gestuale, prima che tecnico. È leader della manovra offensiva e paiono definitivamente limati i difetti legati alla "troppa garra".
FLOP
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