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Quaranta: "Giro un po' penalizzato rispetto al Tour. Sanremo estiva sarà diversa"
07 mag 2020 20:00Altri sport
© foto di Insidefoto/Image Sport

L'ex ciclista Ivan Quaranta ha parlato ai microfoni di TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto, per parlare di temi legati al Covid-19 e al ciclismo, partendo però dal racconto di un aneddoto che lo lega al suo territorio, Crema: "Mi hanno coinvolto in un'iniziativa qui nel Cremasco: il primario dell'ospedale mi spiegava che il test più veritiero è quello di una radiografia polmonare. Lui caricava i ragazzi dicendo in dialetto "Dai ragazzi che ce la facciamo". E allora hanno stampato queste magliette il cui ricavato andrà ad una casa di cura per anziani, che sono sottodimensionati sul materiale e sulle risorse mediche. Si prova a fare quel che si può nel nostro piccolo".

Il calendario ciclistico è stato totalmente rivoluzionato. Il piano è quello della disperazione? "Purtroppo sì: ingolfa il calendario per far ripartire la prossima stagione nei tempi giusti, anche perché il ciclismo è uno sport prevalentemente estivo, e va fatto finire entro un certo periodo così da concedere il giusto riposo ai ragazzi. La polemica è che durante il Tour non ci sono altre gare importanti vicine, mentre il Giro farà i conti con le classiche del nord Europa, ma anche con qualche tappa della Vuelta. La stragrande maggioranza degli sponsor non sono italiani, ed è brutto da dirsi per chi ha vinto tappe al Giro e indossato la maglia rosa, ma le grandi squadre puntano tutto sul Tour. Anche all'interno del ciclismo, quello vero, c'è una certa crisi. Se si facesse il Tour de France, però, gli sponsor punterebbero tutto su quella corsa e sul suo riscontro pubblicitario. Il Giro d'Italia viene un po' penalizzato, ma forse era inevitabile... Pensiamo anche che ora le squadre sono attrezzate per fare doppia e tripla attività, quasi tutti hanno trenta corridori. Ok, alle classiche del Belgio andranno gli esperti e al Giro i più giovani, ma lo spettacolo lo fanno i corridori, non le corse in sé. Magari spunterà qualche talento che poteva essere destinato a fare il gregario, magari si vedrà un Giro d'Italia diverso. Ad oggi è già un sogno vedere i ciclisti alla partenza di una corsa. Poi ci sono aspetti tecnici: fare la Sanremo, che son 300 km, dopo una sola corsa, le Strade Bianche, farà venire qualcosa di anomalo. Ma è un po' come il calcio... Magari sarà proprio il bello vedere una Milano-Sanremo ad agosto, come seconda corsa dell'anno, con tante variabili".

Come sono passati questi mesi di isolamento? "Come mettere una macchina da corsa, che va a 300 all'ora, ai box per due mesi. Però ho sempre pensato prima a portare a casa la pelle, a noi che non abbiamo avuto problemi è andata bene, perché se è vero che il virus girava da novembre, io comunque fino a metà febbraio mi sono spostato molto, ho vissuto la zona e incontrato tanta gente. Ho pensato di essere tra i fortunati".

Qual è la sua attività attuale nel ciclismo? "Sono direttore sportivo del Team Colpack, nel circuito Continental: negli ultimi anni abbiamo fatto uscire diversi giovani interessanti. E poi faccio l'istruttore ad una scuola di ciclismo".

La ripartenza sarà immediata per ragazzi così giovani? "Io ormai ho a che fare con i ragazzini dagli 11 ai 18 anni da ormai un decennio. Attenzione perché i ragazzi hanno uno spirito d'adattamento impressionanti, anche dopo le tragedie e le situazioni più gravi. Hanno più coraggio e meno problemi rispetto a noi adulti che pensiamo spesso al futuro, alle tasse e tutto il resto... Sicuramente non è stato facile chiudere dei giovani in casa, i nostri potevano un po' sfogarsi con i rulli, c'era la scuola online. Per assurdo facevi la telefonata con qualcuno di loro, ed era lui a rassicurare te. Hanno spirito, grinta ed energia dentro...".

Sono stati presi di mira i runner... "Ad un certo punto la gente non poteva prendersela con nessuno, al di là delle idee politiche: è arrivata una doccia fredda per tutti. E con chi te la prendi? La gente ha bisogno di trovare un capro espiatorio, un nemico cui sputare addosso ed arrabbiarsi. E quel momento erano i ciclisti, oggetti di battute e grida: ci sono state situazioni sgradevoli, con anche delle denuncie. Per fortuna sono state poche".

Il ciclista oggi rivoluziona la sua preparazione o la trasla semplicemente? "La cosa è nuova per tutti, la situazione è anomala. Chi va forte alla Sanremo di solito è perché riesce ad andare meglio col fresco di inizio anno, ricordo che ai tempi in cui correva c'era anche chi sperava che piovesse. C'è chi con il caldo non va proprio... Magari i velocisti di questo genere, con il caldo vero, non si troverà bene ma è una novità per tutti, cambiano gli schemi. Questi ragazzi hanno fatto due mesi sui rulli, c'è chi corre da vent'anni e magari neanche c'è mai salito sui rulli... Anche a livello bio-meccanico, il rullo va bene giusto per rompere il fiato prima di una corsa o per mantenersi in forma quando magari il maltempo ti impedisce di uscire. In strada formi fibre diverse, con il vento in faccia e tante altre situazioni. Il rullo è un attrezzo che sostituisce giusto qualche giorno di inattività per non stare sul divano, ma non riesci ad allenarti lì sopra. Abbiamo sentito performance di 5-6 ore, ma quelle son notizie per farsi pubblicità. Anzi, l'Università di Padova ha detto che allenarsi sui rulli è controproducente per il rendimento atletico".

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Ivan Quaranta intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini © registrazione di TMW Radio